Fra le uscite 2021 della casa discografica rumena, Sun & Moon Records, troviamo i nostrani Abysmal Grief.
Il quartetto genovese, attivo dal 1996, pubblica il loro sesto full length, Funeral Cult of Personality, anche se nella loro discografia sono presenti diversi EP, singoli, demo e split con una cadenza tale da avere una media di una pubblicazione ogni due anni. Un indicatore di tenacia per una band che propone un genere affascinante ma che difficilmente si presta a cedere al cambiamento, e forse loro il cambiamento non lo hanno mai voluto. Con orgoglio proseguono la loro processione in musica offrendoci un altro lavoro che porta sulle spalle il peso di suoni tipici del rock occulto con la sinuosità di tastiere e sintetizzatori che si insidiano nei riff di chitarra animati, o rianimati, da solidi tempi di batteria. Funeral Cult of Personality è un album che riesce, come il precedente lavoro Blasphema Secta, a dare forme e colori alle sonorità che la band propone. La formula vincente è stata già testata dal primo full del 2009 Misfortune, passando da un colore viola, a viola addobbo funebre fino ad arrivare blu tenebra, citando un film di Villaggio che con questa scala cromatica disegna e anticipa un coma cardio respiratorio del protagonista. E sono proprio questi i colori e le sensazioni che nascono dalla sala prove/cripta degli Abysmal Grief. Loro ci vogliono catapultati nel lento mondo del doom, ricordiamo quindi l’album Feretri del 2013.
Entrando nel merito dell’album in questione, la prima delle otto tracce è una intro che vuole subito mettere in chiaro che il lavoro che si andrà ad ascoltare ha una chiara piega occulta, con dei suoni che anticipano quello che sarà un album mai frenetico ed immerso nelle regole della musica di stampo horror. La voce di Labes C. Necrothytus, con la sua ventennale esperienza, va ad incasellare il quartetto nel macro settore della musica esoterica ed evocativa, immaginandoci un sostituto con una voce tipicamente heavy metal ad esempio, il risultato sarebbe molto diverso, ma la voce che offrono gli Abysmal Grief, tra versi puliti molto bassi e scream che strizzano l’occhio al black metal, senza volerlo scimmiottare, sembra l’unica soluzione possibile; e forse lo è, data la resistenza del quartetto dalla metà degli anni novanta. Dopo l’intro, il primo riff che apre realmente il sipario all’album arriva con la seconda traccia, “Funeral Cult”, un giro semplice ma incalzante che si presterebbe anche per l’inizio di un inflazionato gruppo stoner forse, ma il cambio di rotta consapevole fa immediatamente ricalcolare il percorso e ci guida nella direzione che vuole la band, l’occult rock. I pezzi si susseguono senza forzature riuscendo lentamente a portarci nella dimensione in cui i Nostri perseverano da venticinque anni, ed anche questo fa di loro un’icona orrifica della scena italiana, spalleggiati dai colleghi di altri progetti come Paul Chain o Antonio Bartoccetti con gli Jacula, che insieme hanno dato una dignità ed una risonanza del genere marcato Italia anche oltreoceano. La terza traccia si intitola “The mysteries below”, seguita dal brano “The graveyard is mine”, che denota come la scelta dei titoli si muova su una linea sottile fra la conoscenza del genere e l’ironia, ironia che quando non viene colta può far rabbrividire davvero. Si svela così una consapevolezza non solo della musica che la band vuole offrire, ma anche di una capacità di disegnare con le parole degli scenari, che piacevolmente forzati dal genere, donano una chiara e semplice evocazione di immagini che contribuiscono ad arricchire l’esperienza dell’ascolto. Aprendo una breve parantesi, una traccia che mi ha sin da subito rapito è “Reign of silence”, un ripetersi di note che come riff maestro ha un non voluto plagio di una band black/death anch’essa italiana, gli Other Gods, che nei suoi anni di vita nel 2010 ha messo alla luce un ottimo EP, il pezzo con lo stesso riff portante per entrambe le band è “Nameless Cult”. Questa è una breve osservazione che vuole essere un monito per sottolineare le gioie che si possono avere nell’arrivare alla conoscenza della nostra ricca scena musicale underground. Abbiamo a disposizione un numero elevatissimo di ottimi progetti musicali che sta solo a noi voler scovare, anche se alle volte si è pilotati dal numero di visualizzazioni più alto che ci viene propinato dalla piattaforma di turno, che di sicuro non da merito solo alla musica, musica che diventa da guardare quindi e non da ascoltare purtroppo. In tutto questo gli Abysmal Grief continuano, come già detto, il loro percorso e la loro ricerca “Verso l’ignoto”, citando uno dei loro pezzi.
Funeral Cult of Personality, che sarà disponibile in formato digipak CD, vinile ed anche in musicassetta, è per tutti gli amanti delle sonorità di stampo esoterico con tematiche occulte, lavoro che non ha il timore di essere ridondante, aggiungendo un tassello al mosaico della band per riconfermare che i quattro musicisti genovesi sanno districarsi anche con un numero notevole di pubblicazioni senza pestarsi i piedi da soli, ridondanti sì ma senza riciclare vecchie idee per sfornare qualcosa in più da aggiungere alla loro discografia. Un disco che deve essere accolto nella sua lentezza e sacralità. Una sezione ritmica solida, riff di chitarra che si scontrano fra vecchio heavy metal e rock doom più oscuro, con una voce narrante del cantante che continua ad evolvere con una timbrica che riesce ad aggiungere sfumature profonde e mature album dopo album. Questo è Funeral Cult of Personality. Buon viaggio.
(Sun & Moon Records, 2021)
1 Intro
2 Funeral Cult
3 The Mysteries Below
4 This Graveyard is mine
5 Smell of the Sacristy
6 Reign of Silence
7 Idolatry of the Bones
8 The Grim Arbiter