Dopo aver rimesso insieme i cocci di una tremenda estate 2015 gli After The Burial rilasciano il loro nuovo album, chiamato Dig Deep e targato come sempre Sumerian Records. La dipartita del fondatore Justin Lowe è stata sicuramente un duro colpo e ha colto tutti di sorpresa.
Per cercare di esorcizzare la tragica perdita la band a stelle e strisce si è adoperata nove tracce muscolose e arroganti, contraddistinte da una forte presenza della componente djent: composizioni sincopate martellano la testa dell’ascoltatore. Chiaramente sono sempre presenti, anche se in numero minore, le sezioni ariose che lasciano rifiatare le orecchie dell’ascoltatore. Troviamo molto interessanti il sound a tratti orientaleggiante di “Lost In The Static” e “The Endless March” nelle quali si intrecciano magnificamente i breakdown poderosi del combo americano. Facendo un confronto con i lavori passati è evidente come questa nuova fatica sia senza dubbio l’opera violenta mai proposta dai ragazzacci del gelido Minnesota.
Il brano più particolare di tutta la tracklist è “Laurentian Ghosts”, che parte con un riff melodioso e malinconico che si tramuta in un pezzo di squilibrata aggressività. Poco dopo la metà del brano è presente il suono di una trombetta da stadio che dà il via al breakdown più potente del disco. Un accostamento quantomeno bizzarro.
Dig Deep è un album frenetico e potente. Un sicuro punto a favore è la produzione, nettamente la migliore della discografia degli After The Burial: i suoni sono finalmente nitidi e puliti, a differenza dei precedenti lavori (pensate ad esempio a Wolves Within) nei quali erano spesso tanto impastati da rischiare di rovinare una buona esecuzione. Gli After The Burial, anche questa volta, non hanno inventato niente di nuovo, ma si confermano una band di sicuro affidamento, forse anche un po’ sottovalutata.
(Sumerian Records, 2016)
1. Collapse
2. Lost In The Static
3. Mire
4. Deluge
5. Laurentian Ghosts
6. Heavy Lies The Ground
7. Catacombs
8. The Endless March
9. Sway Of The Break – See