Gli Aikira nascono nel 2012 da un’idea del chitarrista Alessandro “Fango” Pizzingrilli (ex-Rama/ex-Sonora Desert/Vibratacore) e del batterista Danilo “Il Kote” Concetti (ex-CostaNostra-LouX/ex-Perizona/ex-Vibratacore). Nel 2014, dopo l’ingresso in formazione del chitarrista Andrea Alesi (ex-De Sverzaux) e del bassista Remo Filippini, la band debutta con l’album Aikira uscito per Udedi-Audiozero. Tra il 2015 e il 2017 la formazione va conformandosi: si avvicendano al basso Simone Scarazza, Giuseppe Pirozzi e Lorenzo Di Cesare (Vibratacore/ex-Moonshine Booze), attuale bassista della band. Negli stessi anni prende forma l’embrione di quello che sarà il secondo album. Light Cut esce come autoproduzione per Dischi Bervisti nel giugno del 2017, registrata da Davide Grotta presso lo studio ST, mixata da Enrico Baraldi presso il Waiting Room Studio di Bologna, mastering ad opera di Riccardo “Paso” Pasini presso lo Studio 73 di Ravenna.
Light Cut regala un ottimo ascolto. Appare ben curato nel sound e nella composizione dei brani già a primo impatto. Suona come un album completo e convincente, dal sound strumentale molto viscerale, bipartito e ben studiato: da una parte atmosfere evocative, dinamiche avvolgenti di matrice post-rock, dall’altra un corpo strumentale nervoso, rumoroso e violento, con sonorità affini al post-metal e al post-hardcore. Light Cut si apre con gli accordi distorti di “Etera”, mostrando da subito le due nature sonore complementari della band, ben distinte, ma simbiotiche; il brano prosegue: un fluido altalenante, un miscuglio denso di arpeggi, accenti, melodie intense, a tratti sospeso in una bolla, immerso nella nebbia e nel pulviscolo, sommerso da chitarre rarefatte; calibrato in ogni accento, arpeggiato, colpo distorto; i riff sono pesanti, suonano sporchi e ruvidissimi, il tutto è sostenuto da una solidissima sezione ritmica. Il mood dell’album va oscurandosi sempre più con “Yonaguni”, il brano travolge con ritmiche distorte e oscilla in slittamenti narrativi sostenuti da tappeti noise/ambient e drumming nervoso. L’angoscia scorre lungo tutta “Vantaback”, la traccia più nera e tormentata dell’album, sonorità quasi primordiali capaci di trascinare l’ascoltatore nei recessi più oscuri e tribali della band; “Voyager” spezza l’atmosfera del finale precedente con un’intro di batteria ed una sequenza di riff distorti densi di rabbia e violenza, colossali nella seconda metà del brano, dopo che un ossessivo pattern ritmico di chitarra pulita prepara il campo ad un oceano di distorsioni sempre più furiose e martellanti. “Elemental 3327”, è un ottimo intermezzo atmosferico, come il brano di chiusura “Elemental 6”: tappeti ambient/noise si mischiano ad arpeggi ed eco, theremin e pianoforte – suonati da Davide Grotta – quasi due atolli di inquietudine in un mare tormentato ed imprevedibile. “Drive”, “Something Escape” e “Alan” sono brani capaci scuotere l’ascoltatore con andamenti narrativi profondi ed intensi, progressioni post-rock memorabili, come in “Alan”, inserti di voce narrante – Emanuela Valiante in “Something Escapes” – atmosfere e sfumature umorali in continuo movimento.
Gli Aikira, con alle spalle un nutrito bagaglio di performance live che li ha visti dividere il palco con band italiane ed internazionali, si dimostrano brillanti nel reinterpretare le linee strumentali di derivazione rock e metal, proponendo con Light Cut un bel disco, un’autoproduzione coraggiosa e l’ottimo sound di una promettente band della scena strumentale italiana. Da non perdere dal vivo ed assolutamente consigliata su disco.
(Dischi Bervisti, 2017)
1. Etera
2. Yonaguni
3. Vantablack
4. Voyager
5. Elemental 3327
6. Drive
7. Something Escapes
8. Alan
9. Elemental 06