Dietro la creatura sperimentale AIN’T si nasconde la narrazione geniale e di notevole cultura musicale del compositore abruzzese Stefano D’Angelo, le sue idee principali incastrano un mosaico interessante dalle diverse sfumature e sonorità introspettive. Il progetto nasce a Pescara con l’EP Lo-Fi del 2022 e il potente album The Rope Springs Eternal del 2024; nello stesso anno si cimenta in una produzione nuova che darà lo slancio definitivo alla carriera del Nostro. Realism Through The Lens come gli altri lavori è interamente prodotto dal musicista e immerge l’ascoltatore in un mondo distopico, quasi teatrale, al suo interno poi troviamo suoni taglienti, testi ruvidi ricchi di personalità e una sensazione personale da custodire con preziosa cura.
Il disco si apre con il tempo martellante di “Burnt Hamlets” che evolve una ritmica dura e rocciosa, dopo la prima parte fa capolino la linea vocale di Stefano che colora il brano in un sofisticato synth in sottofondo per un’opera all’avanguardia. Segue “The Value Of Nothing”, una canzone stupenda che descrive una sensazione liberatoria e malinconica, nel ritornello la rabbia apre al mondo un elemento unico e meraviglioso. In questa composizione l’artista inserisce degli strumenti suggestivi, come un organetto nel finale e nel modo giusto esprime anche una qualità vocale incredibile per un brano capolavoro. “Blind Puppeteer” invece rallenta le vibrazioni su un pianoforte ipnotico e abbraccia un’atmosfera oscura, che a rilento si fa buia lasciando un sensibile sospiro a un breve assolo di chitarra. Con “Docking Hopes To Destroyed Harbors” scopriamo un lato più grunge e un arpeggio acustico che regge la composizione a dovere, portando le parole ad un apice definitivo che urla il proprio dolore. In “Holy Water” e “The Stones Remain” troviamo molti riferimenti all’industrial metal soprattutto nella potenza dei cambi e ci sono richiami ai primi Nine Inch Nails e Marilyn Manson. “Lagoon Waltz” chiude la prima parte dell’album con un lento e sentimentale passaggio che cerca di trovare riparo a un pensiero alterato. “Cunt” è un breve intermezzo misterioso che fa da apripista alla seconda parte dell’opera, avviando le note di “The River Of Rape”, un brano dissonante dal timbro distopico ripetitivo che disturba l’ascolto con il tempo preciso della batteria che avvolge tutta la struttura fino ad incontrare un rumore conclusivo. La parte più intima torna su “A Last Look Back To The West” segnando una performance più leggera e amorevole; la fine del lavoro arriva con il basso magnetico di “Unclean”, un brano sensazionale con una sognante esecuzione vocale che dà una decisa carezza morbida e rilassante.
Realism Through The Lens è un album completo e formidabile, con il musicista che oltre ad assaporare orizzonti mistici riesce a colpire nel profondo una riflessione dettagliata di una storia solida e attraente.
(Autoproduzione, 2024)
1. Burnt Hamlets
2. The Value Of Nothing
3. Blind Puppeteer
4. Docking Hopes To Destroyed Harbors
5. Holy Water
6. The Stones Remain
7. Lagoon Waltz
8. Cunt
9. The River Of Rape
10. A Last Look Back To The West
11. Waste Grounds
12. Unclean