La storia degli Alkaloid è cosa ben nota, ma volendo fare un attimo mente locale possiamo riassumerla così: smembrati gli Obscura, Münzner e Grossman si uniscono a Morean (Dark Fortress, Noneuclid), Danny Tunker (ex-Aborted, ex-God Dethroned e Abhorrent) e Linus Klausenitzer (lo stesso in forze agli attuali Obscura) per dare vita ad una diramazione ancora più eclettica in chiave prog e chiaramente death.
Il primo giro di giostra è quello che diverte e sorprende, elemento chiave la totale sorpresa, e date le capacità dei nostri The Malkuth Grimoire aveva ottenuto più che positivi consensi. Il secondo giro invece è quello di una maggiore consapevolezza dell’attrazione, dove l’intento è goderne con un occhio più attento. Con Liquid Anatomy dunque, anziché di fossilizzarsi su uno stile, comunque già vario e difficilmente catalogabile, i nostri hanno deciso di evolvere ulteriormente seguendo strade ancora meno prevedibili. Più prog e meno death, più sperimentazione e più melodia. “Kernel Panic” già permette di fare conoscenza con questa fase più arieggiata e melodica, intervallata senza sosta da improvvise esplosioni schizofreniche o monolitiche alle volte, come succede nella splendida (e quasi Mars-Voltiana alle volte) “Interstellar Boredom”, o nel pachidermico incedere moderno ma personale di “As Decreed By Laws Unwritten”, la quasi settantiana/BTBAM “Azagthoth”, o nella psichedelica delicatezza di “Liquid Anatomy”, o la Morbid-Angeliana “Chaos Theory And Practice” sotto effetti allucinogeni e quasi reggae (sì, esatto). La categorizzazione di questo secondo parto resta comunque molto ardua proprio in virtù di questo continuo rimescolarsi d’influenze e generi, che ad avviso di chi scrive, considerando l’espressività di ogni singolo musicista, risulta un’arma vincente invece che tendere alla dispersione come spesso accade.
Non una ripetizione di stile, non un vero e proprio passo falso se non nella totale decostruzione e ri-assemblaggio continuo di tutti questi elementi e in una pelle meravigliosamente mutata/evoluta del gruppo, cosa che sicuramente a molti farà storcere il naso: Liquid Anatomy richiede mente aperta e soprattutto la capacità, non da tutti a dire il vero, di vedere in un gruppo non uno schema ma esseri pensanti in continua evoluzione, alle volte nell’impercettibile e altre volte nell’evidenza più totale. Se ne siete capaci allora questo disco non vi stancherà per un bel po’.
(Season of Mist, 2018)
1. Kernel Panic
2. As Decreed By Laws Unwritten
3. Azagthoth
4. Liquid Anatomy
5. In Turmoil’s Swirling Reaches
6. Interstellar Boredom
7. Chaos Theory And Practice
8. Rise Of The Cephalopods