Era decisamente prevedibile che fan di colossi quali Obscura, Spawn of Possession e Necrophagist provenienti da ogni parte del globo terracqueo reagissero piuttosto bene all’annuncio di una campagna Indiegogo atta a finanziare il progetto indipendente di tre degli originali membri di queste band, in formazione con componenti di Aborted e Dark Fortress. Esattamente come ci si poteva aspettare, la somma minima per il finanziamento del primo full-length di questo semi-supergruppo è stata raggiunta ed ampiamente superata in brevissimo tempo.
La promessa era quella di un album progressive death metal come non se ne vedevano da tempo, ideale fusione di talento e sopraffine capacità tecniche dei musicisti coinvolti; il rischio quello di un miscuglio autoreferenziale di citazioni alle formazioni madre di suddetti mostri sacri. Il quadro generale di The Malkuth Grimoire si pone nel mezzo.
L’impatto iniziale del disco è ottimo: i brani in cima al lotto appaiono come la ventata d’aria fresca da tempo reputata necessaria per il genere, composizioni dal sapore esotico e, per rimanere in tema di ovvietà, forti di un’esecuzione magistrale. Proseguendo nell’ascolto però comincia ad insinuarsi il pungolo del dubbio, risvegliato dagli a tratti evidenti richiami agli stessi Obscura già citati in fase d’introduzione; nonostante ciò sovviene spontanea la decisione di soprassedere, in gran parte motivata dalle ottime prestazioni di Morean al microfono e di Grossman dietro alle pelli. I due infatti con le prove superlative offerte si ritagliano per sé stessi i ruoli di protagonisti dell’intero platter: il primo sfodera una versatilità impressionante, alternando i tassativi growl e scream a clean vocals eseguite con, finalmente, una certa cognizione di causa di cui da parecchio si sentiva la mancanza; l’ex batterista dei Necrophagist svolge anch’egli un lavoro eccellente, memore di quanto proposto in passato nei Blotted Science di Ron Jarzombek, donando inoltre (in quanto responsabile anche del mixing) al proprio drumming un ruolo centrale in fase di produzione.
Se l’elenco delle caratteristiche fondamentali si fermasse qui si potrebbe tranquillamente parlare di The Malkuth Grimoire come un gioiello di progressive death fresco di release. A frenare gli entusiasmi, però, si pongono numerose sezioni filler finalizzate solo ed unicamente a dilatare i tempi ed una certa disomogeneità stilistica avvertibile tra una traccia e l’altra, diretta conseguenza dei differenti percorsi seguiti dai cinque musicisti nell’arco della loro personale carriera.
Tirando le somme, non è possibile ridurre il tutto al mero ed usuale discorso della tecnica senza controllo, dato che i brani presentano una struttura generalmente complessa e sufficientemente articolata, tra buildup atmosferici e sfuriate dalla forte componente groovy. E’ invece purtroppo necessario constatare quanto l’enorme hype venutosi a creare intorno a questo progetto fin dall’annuncio di pochi mesi fa sia stato esagerato, e di conseguenza in parte disatteso.
(Autoproduzione, 2015)
1. Carbon Phrases
2. From a Hadron Machinist
3. Cthulhu
4. Alter Magnitudes
5. Orgonism
6. Dyson Sphere - I.Mining the Oorth Cloud
7. Dyson Sphere - II.Assembly
8. Dyson Sphere - III.Kardashev 2.1-The God Oven
9. Dyson Sphere - IV.Sol Omega
10. The Malkuth Grimoire
11. C-Value Enigma
12. Funeral For a Continent