Ho conosciuto gli inglesi Amplifier con il loro terzo disco (doppio, per altro), The Octopus, quindici anni or sono. Uno dei dischi migliori che abbia mai ascoltato, con quel progressive rock, a tratti metal, variegato in mille digressioni e fortemente influenzato da elettronica, psichedelia e space rock. Con i successivi Echo Street e Mystoria, questa mia fugace devozione per il duo di Manchester (la figura del bassista è stata ricoperta da tre musicisti diversi, lasciando il nucleo centrale a Sel Balamir, voce e chitarra, e Matt Brobin, batteria) è scemata più veloce di quanto sia durata, essendo questi due dischi non all’altezza del polipo di qualche anno prima.
Usciti dai miei radar, la band anglosassone ha pubblicato altri lavori, da me non ascoltati, arrivando con questo Gargantuan al ragguardevole traguardo dell’ottavo disco in studio. Considerato questi undici anni di distacco tra me e loro, come suonerà alle mie orecchie questo nuovo album? Gargantuan è un buon disco di progressive rock, senz’altro poco metal, qui dosato nelle parti giuste, leggiadri passaggi grintosi che accentuano poi i momenti più melodici e atmosferici. La componente psichedelica è sempre un’ossatura robusta, una sorta di impalcatura sulla quale i due poi vanno a imbastire tutto un lavoro di cesello, con pregevoli inserti elettronici – mai troppo ingombranti – e una ritornata vena spaziale che dilata i temi portanti del disco, andando così a creare delle piccole nenie, fughe strumentali dal sapore quasi lisergico. A tratti mi hanno anche ricordato i Flower Kings, meno ampollosi e prolissi, per una delicatezza di fondo, una compostezza nella scrittura che rende tutte le tracce formalmente perfette, dei piccoli archetipi sul quale costruire un futuro che è già qui, presente, che arriva dal passato, perché la musica questo è: un loop.
Con questo nuovo disco gli Amplifier tornano a comporre ottima musica, abbracciando al suo interno sonorità riconducibili a Supertramp, Sigur Rós, Rush, Oceansize, Porcupine Tree (ma più in generale lo Steven Wilson-verse), i già citati Flower Kings. Fare una track by track non renderebbe giustizia a Gargantuan che va ascoltato, apprezzato e amato nella sua complessa, ma non complicata, interezza.
(Rockosmos, 2025)
1. Gateway
2. Invader
3. Blackhole
4. King Kong
5. Pyramid
6. Entity
7. Guilty Pleasure
8. Cross Dissolve
9. Long Road