Freschi del nuovo The Whole Of The Law (a breve recensito su queste medesime pagine) gli Anaal Nathrakh, veri alfieri indiscussi della violenza concettual-musicale, passano per due date in Italia. Non potendo perderci questa autentica mazzata sonora abbiamo presenziato e siamo sopravvissuti per raccontarvi le gesta di questi autentici terroristi della musica.
ANAAL NATHRAKH + BLOOD OF SEKLUSION + LAMBS
Alchemica Music Club, Bologna
26/10/2016
Arrivati leggermente in ritardo, perdiamo i primi minuti dello show dei romagnoli Lambs, i quali provvedono ad aprire le danze col loro blackened hardcore, presentando in tale occasione sia i pezzi dal loro primo EP sia quelli provenienti dallo split coi tedeschi Ill Neglet. A parte i suoni non eccellenti, che affliggeranno purtroppo tutte e tre le esibizioni della serata, si può denotare un’unica pecca nell’esibizione degli “agnelli”: la presenza del palco. I romagnoli, così come tutte le band del genere, rendono al meglio quando la distanza fisica col pubblico viene accorciata il più possibile, rendendo la performance decisamente più muscolosa e prettamente hardcore. Nel complesso promossi.
BLOOD OF SEKLUSION
A breve distanza di tempo partono in pompa magna i Blood of Seklusion, band modenese dedita ad un death metal di stampo old school con una particolare venerazione per l’HM-2. Presenti in formazione leggermente modificata (un chitarrista mancante per motivi lavorativi e il bassista a sopperire al ruolo di seconda voce), i Nostri cominciano a far riempire il locale a suon di mazzate sonore e groove assassini. Anche con loro i suoni non sono più clementi che coi Lambs, col basso che risulta poco presente e sottotono (come si può notare durante gli assoli, quando risulta mancare un po’ di spessore ritmico), ma gli emiliani si presentano preparati e professionali. Impeccabili dal punto di vista tecnico, i Blood of Seklusion fanno volare il tempo a loro disposizione riuscendo anche a mettere in piedi un concerto degno di nota. Promossi anche loro.
ANAAL NATHRAKH
Famosi non solo per gli ovvi equivoci che il monicker ha generato nei più, ma/e soprattutto per la sfrontatezza sonora unica nel suo terrorismo sonoro vero e proprio, gli Anaal Nathrakh si presentano a sorpresa anch’essi con line up modificata, con un Mick Kenney alle quattro corde ed una formazione a quattro. La peculiarità principe di questa serata è stato il bipolarismo imperante nell’esibizione degli inglesi, spietati e massacranti durante l’esecuzione dei pezzi ma scherzosi e cretini tra un brano e l’altro. L’elemento che più ha infastidito durante la serata sono stati gli evidenti problemi (d’impianto o di fonico che sia) dei suoni proprio degli headliner, a partire dal microfono di Kenney non funzionante, dai samples non presenti in spia ai nostri (Hunt se ne lamenterà almeno cinque volte tra un pezzo e l’altro), per finire con una chitarra decisamente sovrastata dalla batteria. I britannici però, proprio in funzione del loro intrattenere il pubblico con battutine e piccole gag, riescono a sopperire al problema, che fortunatamente va scemando col procedere della performance. Con una setlist assassina e spietata oltre ogni misura (lo stesso Mick ci confesserà di essersi stupito di averne concepita una prima metà simile), i Nostri mettono in piedi uno degli spettacoli più violenti cui chi scrive abbia mai partecipato. Tra brani pescati da tutti gli album (eccezion fatta, purtroppo, per Passion) ed una performance vocale di Dave Hunt al limite della perfezione (con tutte le linee vocali a suo carico, diversamente da alcuni recenti concerti in cui evitava alcuni suoi vocalizzi più estremi), sotto il palco si è velocemente generata una bolgia, tra pogo violento e stage diving molto apprezzati dai ragazzi sul palco. Gli Anaal Nathrakh hanno regalato una dose di violenza senza pari, che siamo certi tutti i presenti ricorderanno per molto tempo a venire. Se non siete stati presenti e non avete preso parte a questa “orgia di violenza” difficilmente potrete capire.
PS: episodio meritevole di menzione è l’arrivo di Kenney ai bagni un minuto prima di dover salire sul palco. Alla nostro chiedergli se volesse passare davanti a tutti per poter prima sbrigare la faccenda, ci ritroviamo a doverlo convincere ad accettare dopo esserci sentiti rispondere “Oh chissene, mal che vada mi piscio addosso sul palco”. Poeta moderno.