Attivi dal 2011, i tedeschi Ancst (ex Angst) si fecero notare per l’ottimo EP The Human Condition, uscito nel 2013, proponendo un travolgente black-crust che aveva suscitato un discreto interesse. Ci sono voluti altri tre anni per giungere a questo Moloch, primo full-length di una band in realtà iperattiva sia in studio (innumerevoli gli EP e gli split) che live. Per dire, dopo la pubblicazione di questo album gli Ancst hanno partecipato ad uno split e pubblicato un EP con sette tracce strumentali. Instancabili.
Moloch condensa più influenze, andando oltre il black-crust citato in precedenza. I quasi quaranta minuti del disco scorrono veloci sotto l’assalto incompromissorio dei tedeschi: non c’è un attimo di respiro, gli Ancst non tolgono mai il piede dall’acceleratore mescolando più suoni e stilemi dell’estremismo musicale, muovendosi tra hardcore-crust e black metal, toccando talvolta persino lidi metalcore (in senso buono) che ci hanno ricordato gli Heaven Shall Burn: un buon esempio in questo senso è “Skies of Our Infancy”. Insomma, la band non sembra preoccuparsi di farsi rinchiudere in un canone ben definito e preferisce spaziare: la title-track, posta in apertura, è già un poderoso antipasto, e dà una traccia significativa sul resto del disco. Ci si alterna poi tra brani maggiormente melodici (“Behold Thy Servants”) ed altri più violenti e pesanti, che lambiscono persino il grind-death (“Turning Point”): insomma, gli Ancst elargiscono schiaffoni dall’inizio alla fine. Da sottolineare l’ottimo lavoro svolto in fase di registrazione e mix: i suoni sono potenti ed intelligibili senza risultare artificiali, e mantengono anzi la giusta dose di “sporcizia”.
Di Moloch colpisce soprattutto l’urgenza espressiva, la furia con cui gli Ancst sparano in faccia all’ascoltatore tutta la loro rabbia, ben sintetizzata anche nei testi. La loro proposta non è particolarmente originale, ma la forza con cui viene trasmessa è rara e merita di essere esaltata, così come la capacità di usare diversi registri dell’estremismo sonoro. Dal futuro di questi indemoniati berlinesi non c’è probabilmente da aspettarsi particolari svolte stilistiche, ma ci accontentiamo anche così.
(Vendetta Records, Halo of Flies, Yehonala Tapes, 2016)
1. Moloch
2. Behold Thy Servants
3. The Skies of Our Infancy
4. In Decline
5. Strife
6. Devouring Glass
7. Turning Point
8. Human Hive
9. No More Words
10. Lys