Già a fine novembre, Grind on the Road s’era servita d’un inviato “molto speciale” per seguire i movimenti sotterranei dei kvlt brutallers genovesi Antropofagus, che avrebbero portato allo sviluppo del loro attuale ultimo successo, Architecture of Lust (Comatose Music): si trattava di Mariano ‘Marius’ Somà, frontman dei Septycal Gorge, il quale, tra l’altro, figura come guest vocalist in “Demise of the Carnal Principle”, terza traccia del disco della band in questione.
Anche in quest’occasione, stavolta col sottofondo di un’estate fra grotteschi campionati calcistici europei, decisivi incontri Monti-Merkel, sconvolgenti calamità naturali e caldo – come sempre – oltre il limite del sopportabile, la nostra webzine ha mandato il buon Marius in mezzo agli Antropofagus, per seguire le loro gesta in un interessante mini-tour italiano, una sorta di doppio release-party del nuovo album, atto ad unire audience del nord e del sud della nostra nazione, svoltosi fra il 23 ed il 24 giugno, fra la provincia di Pavia e Roma.
Due giorni decisamente caldi, per le più svariate motivazioni, in cui il nostro ha condiviso emozioni, fatiche, sudore, imprevisti, ma anche soddisfazioni, gioie e gratificazioni con Francesco ‘Meatgrinder’ Montesanti (chitarra), Tya (voce), Davide ‘Brutal Dave’ Billia (batteria) e Jacopo Rossi (basso): quarantotto ore abbondanti – non più dodici, come qualche mese fa – in cui si sono potuti esplorare, come vedrete, non solo ‘chicche’ musicali, ma anche aspetti interessanti d’umanità sguinzagliata e votata al metal più brutale…
Glauko
Prologo – 20/06/12, Bra (CN) @ appartamento del sottoscritto; h 20,30. Al telefono. Marius: “Fra’… Ma sul serio al vostro concerto a Pavia potrei passare come guest e fare una comparsata dal vivo, cantando su ‘Demise..’?? Sarebbe una figata!” Francesco: “Ma certo, certo! Sento subito Vittorio della Nihil (Prod.; l’agenzia che, paternamente, oserei dire, ha seguito il mini-tour degli Antro, con la collaborazione di Altamira Events per la data di Roma) e vedi che sistemiamo le cose per bene! Anzi… facciamo così: Davide (session drummer per l’occasione; al secolo, per molti, il fenomenale Brutal Dave di Putridity e Septycal Gorge; ndR) ha affidato il furgone a Mondovì… Ce lo porti a Ivrea dove stiamo provando e ti fai due giorni con noi! (ride)” Marius: “Cosa?? (ride) Wow, sarebbe fantastico, Fra’! Sento subito Dave e mi muovo in merito… Speriamo vada tutto bene! Son emozionatissimo già ora!” Francesco: “Ah, non me lo dire! Sarà una figata!”
[Piccola nota personale: nel corso degli ultimi due-tre anni, per una serie di circostanze musicali e non solo, è nato un rapporto di sincera amicizia con il signor Meatgrinder, il Francesco di cui sopra, nonché unico founder member degli Antropofagus. Vorrei dedicare questo report sì a tutta la band, augurandomi che possa piacere, interessare e sfiziare chiunque lo legga, ma in particolare a lui ed ovviamente all’instancabile, su ogni fronte, Brutal Dave, mio compagno d’armi nei Septycal Gorge.]
23/06/12, Autostrada A6 + Tangenziale Torino-Milano-Aosta; h. 11,00. Da circa una mezzora abbondante mi trovo alla guida del furgone che, nelle prossime cinquanta ore circa, scarrozzerà gli Antropofagus, Vittorio, l’organizzatore della Nihil Prod. che seguirà gli eventi, nonché il sottoscritto: avendo i ragazzi affittato il mezzo nel mio paese natale, nel quale sovente scendo nel weekend dopo il lavoro settimanale, ho approfittato dell’occasione per far loro il favore di portargli il tutto, ma, in verità, in verità vi dico, anche farmi il regalo d’una sorta di “vacanza”, un momento di stacco dalla quotidianità che, specie nell’ultimo anno, per ragioni lavorative, è stata piuttosto, per quanto stimolante, impegnativo. Fin dal mattino, il caldo è umido, denso, opprimente, e benedico l’aria condizionata presente nel van, anche se, considerando il momento dell’anno in cui mi trovo e le destinazioni dei prossimi giorni (Pianura Padana e Centro Italia), cerco già di rassegnarmi al calore disumano che, col passare della giornata, non potrà che peggiorare. Verso mezzogiorno sono nelle campagne del Canavese, a casa del mio socio Brutal Dave: da un paio di giorni, infatti, nel suo home-studio, gli Antropofagus stanno provando con lui, loro session sia sul disco, sia live nei prossimi due giorni. Saluti, baci e abbracci: insieme a Davide, ci sono anche Francesco – col solito sorriso contagioso, raggiante, carico d’entusiasmo – e Jacopo, il nuovo bassista che ancora non conoscevo. Quest’ultimo si dimostra un personaggio decisamente interessante, molto intelligente, profondamente innamorato (e dedito anche a livello professionale) della musica a 360° e, per questo, ricchissimo d’esperienze nei più svariati abiti (dai Nerve ai Dark Lunacy, ad improbabili ed incredibili cover band dei Megadeth!); un ragazzo sensibile, ma anche con la giusta freddezza nel sapere valutare le situazioni che lo circondano: sicuramente l’uomo giusto al posto giusto; adatto, dunque, per una band che, a distanza d’un decennio, è tornata con la ferma intenzione di lasciare un’impronta significativa, già com’era stato ai gloriosi tempi di No Waste of Flesh, ma con la maturità ed il senno di poi.
23/06/12, Carlito’s Way, Retorbido (PV). L’appuntamento è, alle 16.30, al Carlito’s Way, storico pub con un’ottima attrezzatura live di Retorbido, in provincia di Pavia. Ironizzando sul nome à la personaggio cattivo della Melevisione della nostra destinazione (“Riusciranno gli Antropofagus a sconfiggere il malvagio Re Torbido?”, sogghigna Francesco), risaliamo sul furgone e, con il buon Brutal Dave alla guida, in un’ora abbondante siamo a destinazione. In perfetto orario, tra l’altro. Risolti in tempo record dal folkloristico fonico alcuni problemi tecnici d’una cassa d’amplificazione, è tempo di saluti ed abbracci con i Blasphemer, accompagnati da rispettive consorti, più carichi che mai per affrontare la serata. Serata che, malgrado le cifre stratosferiche di partecipazione su Facebook, band escluse, raggiungerà la sessantina d’avventori: di certo non una cifra negativa, anche se l’esclusività dello show e le premesse/promesse on line potevano far sperare in qualcosa di più. Inutile recriminare: meglio così; l’underground, è risaputo, è anche questo ed è davvero fondamentale sapere dare on stage il 100% di fronte a cinque come a cinquemila spettatori. E, da quel lato, le band non tradiscono le aspettative: ad aprire le danze, i giovanissimi deathsters God Save the Hell irrompono sulla scena facendo il loro sporco lavoro; la loro proposta, vista anche la giovane età media del combo, è abbastanza dozzinalotta, ma i nostri ci credono molto, capitanati da un cantante decisamente ‘frankmulleniano’ nello stile. A seguire, i veterani milanesi Warmblood: old school death metal con soluzioni che talvolta riecheggiano gli Internal Bleeding; decisamente efficaci e capaci di coinvolgere i presenti. Tocca poi ai meneghini Blasphemer: il quintetto, in fase di composizione d’un nuovo disco sotto Comatose Music, si dimostra in pienissima forma, proponendo tre nuove canzoni inedite, decisamente più complesse ed articolate rispetto all’ultimo EP, con una vago sapore à la … And Time Begins dei Decrepit Birth (e ho detto tutto! Grandi, ragazzi!), lasciando ottime speranze ed entusiasmi per l’arrembante nuovo album. Al termine della serata, tocca finalmente agli Antropofagus, accolti con molto calore (Dio benedica l’aria condizionata del Carlito’s!) dagli astanti: la scaletta pesca a piene mani dall’ultimo Architecture of Lust, ma riesuma anche i pezzi più riusciti di No Waste of Flesh. La nuova formazione degli Antro si rivela, finalmente, vincente: Tya padroneggia con disinvoltura palco e growling, Meatgrinder è il chitarrista di talento di sempre, Jacopo s’incastra nelle trame e Brutal Dave – inutile dirlo – è il valore aggiunto che, alle pelli, alza il valore della performance del combo di Genova. Lo show, forse a causa dell’emozione e delle poche prove con tutti e quattro gli elementi, manca un pochino di feeling, ma è comunque efficace e… beh, ritrovarmi sul palco a cantare una canzone con gli “ospitoni” della serata è un’emozione grandissima! Il malvagio Re Torbido è stato decisamente affossato dai nostri eroi!
Dopo un post-soiré nel parcheggio del locale, fra birra, frizzi, lazzi e virili motteggi, è tempo di ritirare tutta la strumentazione, ritornare sul furgone e, seguendo le precise indicazioni di quello che sarà il nuovo compagno di viaggio del mini-tour, Vittorio – il manager della Nihil Prod., silenziosa ma fondamentale presenza di fondo per tutto il viaggio –, è tempo di crollare a letto in un motel from out of nowhere nella provincia di Pavia, a pochi chilometri del locale. Alle 3 di notte, Morfeo concupisce il mio compagno di stanza Tya ed il sottoscritto e, alle 8 del mattino, sarà già ora di partire per Roma.
24/06/12, on the road to Rome, h. 8,20 e segg. Il risveglio dei guerrieri della Compagnia Antropofaga è, straordinariamente, meno traumatizzante di quanto ci si potesse attendere: malgrado la stanchezza e le poche ore di sonno, l’adrenalina, l’entusiasmo e la motivazione sono i migliori motori per fare iniziare la giornata. Il viaggio, fra l’alternarsi di vari autisti del furgone, è benedetto da quel caldissimo sole sempiterno che, per luogo comune, qualsiasi turista straniero crede sia presente ventiquattr’ore su ventiquattro nel nostro Paese, con relative conseguenze (ancora una volta, un grazie speciale all’impianto d’aria condizionata del van… che comunque non impedirà la “pezza” generale!), e contornato da discorsi ‘da metallari’: le band che più desidereremmo vedere dal vivo – strizzando l’occhio al ‘signor Nihil Prod.’! –, il resoconto soggettivo di ciascuno della serata precedente, i progetti personali, musicali e non, discorsi sulla fantomatica scena death metal nostrana e quant’altro. Tutto questo porta il buon Francesco a spendere non poche ultra-entusiastiche parole su una delle band con cui gli Antro condivideranno il palco in serata, i romani Hideous Divinity, caratterizzati dalla presenza alla chitarra di quell’Enrico Schettino che, a fine anni Novanta, fondò e scrisse i primi due album di certi Hour of Penance: mi consiglia di guardarli ed ascoltarli attentamente, visto che se la suonano alla grande, hanno grande impatto, presenza scenica e capacità tecniche; detto questo, il nostro piazza il loro cd nel lettore del furgone ed inizia ad esaltarsi, coinvolgendo tutti gli zombies (la stanchezza si fa comunque sentire…) dell’abitacolo del van. L’unica nota di sconforto – escludendo il momento in cui il navigatore satellitare non riconosce l’indirizzo del Traffic, il locale romano in cui si terrà lo spettacolo serale – è data da un’osservazione del sottoscritto, personaggio – ci tengo a sottolinearlo – tutt’altro che calciofilo: “Oh ragazzi… Ma stasera, sbaglio, o c’è Italia-Inghilterra??” La mia frase, buttata lì, è una sberla che riporta tutti dall’onirico mondo del death metal alla realtà quotidiana, aprendo un intenso dibattito che si può riassumere con lo slogan “vincerà la voglia di buona musica poco facile da reperire quotidianamente dal vivo o la sindrome da italiano medio?” Ad aumentare dubbi su una potenziale scarsa partecipazione serale, s’aggiunge anche la compresenza d’un concerto alternative rock di band locali gratis all’aperto in quel di Roma. “Sarà una serata in cui emergerà chi veramente ama certa musica”, faccio notare, “se vuoi vederti gli Antropofagus, vai dagli Antropofagus… e non è certo un’occasione che un brutal deathster romano abbia ogni weekend!” “Già”, riecheggia Vittorio, “se veramente ci tieni a volere partecipare ad un evento unico, ci vai!” Inutile, comunque, farsi eventuali film e paranoie: per citare un abusato detto, ‘meglio pochi ma buoni’ e, a mio parere, agli Antropofagus non serve un pubblico osannante per far rendere loro conto quanto sia il loro effettivo valore.
24/06/12, Traffic, Roma, h. 18.00. Dopo qualche minuto d’attesa di fronte ai cancelli, ci facciamo strada nel cortile del Traffic, un posto che amo fin dal primo momento; grezzo e trasudante verace attitudine: decisamente un luogo ideale per concerti hardcore, grind, brutal e death… con una sola pecca: l’aria condizionata stavolta non c’è e, a Roma, ci sono circa 37°! Con l’arrivo delle varie opening bands, il cortile esterno diventa un bivacco per metalloni amanti della birra e del rutto libero; socializzare in mezzo a cotanta grazia è un gioco facilissimo, che mi coinvolge, malgrado un fastidioso mal di testa (due ore e mezza circa di viaggio passate, per motivi logistici, con il cranio appiccicato a un bocchettone dell’aria condizionata m’hanno piuttosto provato!): è lì che conosco Paolo, uno dei due cantanti degli In Case of Carnage, la band che aprirà la serata, rivelandosi una bellissima sorpresa, e tutta la sua allegra cricca, trovandomi, in un attimo, nonostante la spossatezza del viaggio e non solo, a casa.
Alle 21,30, scatta l’ora-X e le danze, con o senza pubblico (alla fine della serata, ci saranno una cinquantina d’avventori, tra l’altro, con un entusiasmo ed una voglia di divertirsi contagiosi!), vanno assolutamente aperte, come da accordi fra il locale e l’organizzazione che, ricordiamo (per la data in questione), è stata seguita da Nihil Prod. ed Altamira Events. Come preannunciato, aprono gli In Case of Carnage, sestetto con doppio cantante (un ragazzo, il Paolo di cui sopra, ai growls; una ragazza – se lo sarà sentito dire chissà quante volte; per cui, nel caso leggesse queste righe, le chiedo scusa –, fatto più unico che raro, agli screams), che, veramente, mi sorprende: i romani tirano fuori una performance grintosa, malgrado la pochissima gente presente, vista l’ora, sfoderando un’ottima preparazione tecnica; sfuriate tipiche di certo tech-brutal death s’uniscono a momenti à la Meshuggah, ‘svarionate’ prog e reggae, sberle d’impatto fra death, grindcore e hardcore in senso lato. Sì, forse troppa carne al fuoco, talvolta, ma lo show e le capacità sono davvero notevoli: parrebbe quasi di vedere ed ascoltare i Cephalic Carnage ‘de noàrtri’! Per cui, attenzione, attenzione, etichette e promoters d’Italia tutta: date una possibilità a questi ragazzi, perché ne sanno! A seguire, un quartetto, un’altra band che mi lascia davvero basito, i Dr. Gore: avevo sentito parlare di loro qua e là, ma mai avevo ascoltato la loro musica; il moniker dal sapore un po’ dozzinale m’aveva premunito nei loro confronti e mai errore più grande venne fatto! Con, alla chitarra, Marco, il bassista-cantante dei grinders Murder Callings, i nostri sfoderano un death-grind furiosissimo: drumming figlio dei primi tellurici e velocissimi Napalm Death, chitarre rocciose e cacofoniche, in piena tradizione death anni Novanta, voce del monumentale cantante-bassista che pare rubata a Glen Benton (!!), veraci tematiche gore a iosa, per pezzi che raramente vanno oltre i due minuti. Impattanti, distruttivi: ferocia death metal, riletta con l’impatto e la semplicità dell’attitudine hardcore, quella vera, in barba a tanti ciuffati fans di Despised Icon e compagnia. Subito dopo, il fermento nel pubblico, fattosi, finalmente, più numeroso, sale decisamente, perché è il momento dei “nuovi” eroi locali: reduci dal successo di Obeisance Rising, edito pochi mesi fa dalla Unique Leader Records, ecco i cinque Hideous Divinity di cui s’era accennato in precedenza. Che dire? Sarò sincero: davvero di rado, in Italia, ci sono state band che, dal vivo, m’han dato la sensazione di ‘incontrollabile violenza controllata’; quel senso di ‘spazzo tutto via senza pietà’, tipico del death metal di qualità, quel feeling di furia devastante, freddamente controllata razionalmente… e i nostri calzano perfettamente con quest’identikit! Il loro death metal, per i miei gusti personali, troppo ‘laccato’ (sia detto in buona fede), è, però, dal vivo una sorpresa e una certezza: pazzesco, davvero, pensare che, oggigiorno, in Italia abbiamo band estreme mediamente di così alta qualità! Coesi, con riff studiati, ben arrangiati, con dissonanze e tempi storti che, talora, facevano capolino su un certo Disturbance, sorretti da un growling aperto e maestoso e da un drumming d’altissimo livello, gli Hideous Divinity fanno letteralmente impazzire i presenti! L’entusiasmo, poi, si propaga allo show degli Antropofagus, il quale, grazie anche a suoni migliori rispetto alla serata precedente, rasenta la perfezione: quel feeling mancante la sera precedente – forse l’adrenalina, forse la voglia di scaricarsi dopo un lungo viaggio – questa volta c’è e aggiunge qualità e grinta alla performance. Quando salgo sul palco per cantare “Demise..” e, in conclusione, a sorpresa, l’anthem antropofago “Loving You In Decay”, il cuore mi batte fortissimo e condividere il palco con una delle mie band preferite da un bel po’ di tempo è davvero un’emozione immensa… A questo punto, al diavolo le presenze non ai loro apici, il junk food in autostrada, il caldo che logora membra e spirito: l’underground è anche e, soprattutto, questo; quei pochi minuti di sfogo, di condivisione, di apoteosi musicale sono valsi a ripagare, con abbondante resto, tutti i chilometri e tutti i disagi e pseudo-tali di contorno!
Outro – 25/06/12, da Roma in Piemonte, passando per la Lombardia. La notte romana è, dunque, un’esplosione di gioia di fronte all’estasi musicale – e mi si perdoni il gergo trionfalistico –; d’istinto, verrebbe da chiacchierare per ore con il simpatico e brillante Enrico Schettino, riabbracciare Paolo e i suoi compagni di band, provare a conoscere meglio i Dr. Gore, fermarsi a salutare i Coprophiliac, venuti a vedere il concerto… ma tempus fugit e gli operai del death metal raramente conoscono sosta. Il ritorno è piuttosto comatoso, nonché una lotta contro il tempo per restituire il furgone in modo da non pagare un giorno in più d’affitto: missione compiuta! Grazie di cuore a tutti, dalle nuove alle vecchie conoscenze, alle sincere amicizie e… chissà? Alla prossima puntata! Stay brutal as fuck!
Mariano ‘Marius’ Somà