Ritorna dopo sette anni ‘l’unica band transgender d’italia’, uno dei prodotti più controversi e underground del nostro Paese ormai marcio. Aquefrigide, massa di odio e disgusto ideato e portato avanti con audace perseveranza da Simona La Muta, a distanza dall’ultima release si ripresenta con un album carico di rabbia repressa e droghe pesanti.
Dinosauri è il nome dell’album, tratto dalla seconda traccia ‘Bowie’, un’aperta critica verso la mancanza di nuove proposte sonore nel panorama musicale moderno. C’è effettivamente da spendere qualche parola sulle liriche: non si può dire che siano auliche, ma in alcune ripetizioni e fraseggi forzati si può percepire il loro impatto distruttivo.
Le sonorità di questo nuovo parto convulso di Aquefrigide non si discostano poi molto dalle altre opere; eppure gli intermezzi presi da film e i cambi di atmosfera improvvisi arricchiscono l’estrema pesantezza del tessuto industrial, rendendo l’opera ricettiva ai sensi.
Più che un album Dinosauri è un manifesto. D’altronde Aquefrigide ha sempre dimostrato una predilezione: quella di sputare il proprio odio senza guardare in faccia nessuno, montando un’ondata di rivolta sulle stortezze italiane senza badare ad alcuna conseguenza. Sarà per questo che farete fatica a trovare nel mondo mainstream questo tipo di progetti, in cui parte fondamentale è il messaggio che si vuole comunicare, e non quello di mostrare un bel pacchetto sonoro alle masse inebetite degli ascoltatori. Una band e un disco da “pochi ma buoni”.
(Subsound Records, 2016)
1. Inumana
2. Bowie
3. Malumore
4. Demoni
5. Igloo
6. Mai
7. Cellula
8. Veleno (Hell Rmx)
9. Pura Vida
10. Sale
11. Vipere