Lo diciamo subito, senza girarci attorno: The Irrepassable Gate è una delle più grosse delusioni del 2016. Attendevamo con grande curiosità il nuovo full-length di una delle band più interessanti del panorama cascadian black metal d’oltreoceano, ferma allo splendido EP Bloodlands del 2013: ci troviamo purtroppo di fronte a quella che è, e di gran lunga, la peggior release degli Ash Borer.
Come mai, dunque? Innanzitutto, rispetto alle uscite precedenti la band californiana ha perso il tastierista Nate Clement: e per quanto chi scrive non avrebbe mai e poi mai pensato, nella propria vita, di rimpiangere un tastierista, la sua assenza si sente moltissimo. Priva di quel tappeto onirico e rumorosissimo, infatti, l’intera proposta degli Ash Borer assume connotati drammaticamente statici, non mutati dal malriuscito tentativo di creare “atmosfera” attraverso la ripetizione ossessiva di riff che vorrebbero essere ipnotici, ma finiscono per risultare solo noiosi. I Nostri non sono mai stati una band dalle straordinarie qualità compositive: i loro punti di forza sono sempre stati la potenza e profondità del suono (molto debitrice, come detto, della tastiera), la furia scomposta delle voci, e la capacità non comune del batterista “M” di tenere blast e altre ritmiche forsennate per molti minuti consecutivi. Ecco, persino sulla batteria The Irrepassable Gate segna per la band un punto a sfavore, dato che troppo spesso si mantiene su sterili mid-tempo che cercano, invano, di sostenere chitarre quasi sempre prive di spunti interessanti.
Questo perché gli Ash Borer compongono partendo dai riff, e si sente: peccato che troppo spesso si denoti l’incapacità di sviluppare le poche idee buone, che continuano – magari per otto-dieci minuti – a danzare intorno a poche note, sempre rigorosamente le stesse. Fa solo parzialmente eccezione la title-track (quasi dodici minuti…), sapientemente posta in apertura: ma anche qui, il minimalismo e la ripetitività fanno calare rapidamente l’attenzione. Fa un po’ meglio, ma solo nella seconda parte, la successiva “Lacerated Spirits” (altri dieci minuti…), che dopo una prima parte giocata su litanie doom/drone esplode ma… manca sempre qualcosa. Dopo l’inutile “Lustration I” (qualcuno ci spiegherà poi a che servono ‘sti intermezzi che vanno adesso tanto di moda), ecco “Grey Marrow”, che sembra sempre sul punto di dire qualcosa di interessante. Sembra. Come a metà pezzo (altri nove minuti e mezzo…), quando uno splendido break parrebbe in procinto di fare faville e invece si impantana nella solita, estenuante ripetitività. Succede qualcosa di simile, e più di una volta, anche in “Rotten Firmament” (dodici minuti…). Manifesto di questo disco la finale “Lustration II”, che si apre con un riff maestoso che prosegue, però, identico per quasi cinque minuti, risultando l’ennesima discreta idea miseramente abortita.
Non ci è insomma piaciuto quasi niente di questo The Irrepassable Gate, e la delusione è tanto più cocente considerando il resto della discografia della band. Gli Ash Borer si trovano a nostro avviso dinanzi alla necessità di ripensare completamente la loro proposta, che sembra finita in un vicolo cieco: le prossime uscite daranno il loro verdetto.
(Profound Lore Records, 2016)
1. The Irrepassable Gate
2. Lacerated Spirit
3. Lustration I
4. Grey Marrow
5. Rotten Firmament
6. Lustration II