Gli Ashes of Nowhere sono un duo di Udine (a quanto pare uno si occupa della parte cantata e uno di quella strumentale) che l’anno scorso hanno fatto uscire questo disco, un’interessante autoproduzione che ci è sfuggita, ma siamo qui per rimediare.
Le sette tracce di Emptiness vanno dai sei minuti e mezzo ai dieci circa; solitamente in questi casi le probabilità di sbadigliare annoiati durante l’ascolto aumentano in base alla durata dei pezzi, ma fortunatamente non è questo il caso. Partendo dal presupposto che la composizione è ricca e variegata di elementi, gli Ashes of Nowhere non lesinano l’uso di effettistica, cori e quant’altro per poter arricchire le canzoni di atmosfere malinconiche senza tralasciare la parte più diretta e viscerale. Ogni traccia è ben bilanciata e al riparo dal rischio di incappare in pomposità varie o sfuriate banali o fini a sé stesse. I friulani incarnano nel loro modo di suonare diversi stili del black metal, fondendoli tra loro e riuscendo a tirare fuori una loro personalità; nell’ascolto arrivano rimandi ai Cradle of Filth degli esordi, anche grazie ai giochi di voce oltre che a tutta l’orchestrazione dell’effettistica generale e all’occhio di riguardo che gli Ashes of Nowhere hanno per le melodie. Allo stesso tempo le dilatazioni che hanno i riff in tremolo picking ricordano il cascadian black metal degli Addaura o degli Skagos, per esempio.
Queste commistioni donano particolarità a Emptiness, un disco di qualità per tutti i suoi cinquantaquattro minuti. Forte soprattutto di buone melodie e di un evidente pathos che va in crescendo traccia dopo traccia, la band friulana ha creato un ottimo prodotto per questi ultimi grigi giorni di autunno.
(Autoproduzione, 2015)
1. Empty World
2. Journey in the Abyss of Emptiness
3. Finest Pain
4. Blind
5. Grains of Sand
6. Lullaby for the Dead
7. Buried