Nel continuo rimescolamento dei connotati del black metal contemporaneo, i lituani – con nome francese – Au Dessus aggiungono il proprio tassello con questo debut End of Chapter, pubblicato dalla sempre attenta Les Acteurs de l’Ombre Productions (label francese, ça va sans dire).
Il quartetto baltico mette insieme un full-length in cui molteplici sono le influenze: black metal ovviamente, ma anche “post” genericamente detto, momenti più soffusi, ed assalti alla baionetta che riportano alla memoria nientemeno che i primi Mastodon. Il disco si apre con “VI”, traccia dall’incedere lento, stratificato, in parte affine ai Rosetta. “VII” invece è più “canonicamente” black, con un riff iniziale che ricorda inquietudini islandesi (Svartidauði, MisÞyrming), e mantiene per tutta la sua durata una decisa aggressività. I due pezzi successivi, tenendo insieme tutti questi elementi, sono vicini ai maestosi Regarde Les Hommes Tomber (anch’essi sotto Acteurs de l’Ombre); “XI” offre l’approccio vocale più aggressivo di tutto il disco, non lontano dallo stile di Mortuus (Marduk). Proprio le vocals meritano un inciso: il cantante Mantas si destreggia tra uno stile marcio e delirante e saltuari fasi pulite, che non sfigurerebbero in un disco brit-rock degli anni ’90. Insomma, anche sotto questo profilo gli Au Dessus sfuggono alle facili categorizzazioni.
É bene però non esagerare con le disamine tecniche. End of Chapter è un disco emozionante, complesso, che lascia scoprire nuove suggestioni ad ogni ascolto. I suoi quarantasei minuti scorrono rapidamente, anche se distribuiti in sole sette tracce, e lasciano la voglia di ascoltarlo di nuovo. Ancora una volta, il black metal si presta così alle contaminazioni e funge da vettore per una vasta gamma di sfumature, musicali ed emotive: e se ora siete incuriositi, ascoltate senza indugio questo album.
(Les Acteurs de l’Ombre Productions, 2017)
1. VI
2. VII
3. VIII
4. IX
5. X
6. XI
7. XII