Riprendere in mano lo stile di qualcun altro è reato? Certamente no, ma è qualcosa che viene sempre visto in maniera poco positiva dagli ascoltatori. Nel caso in cui tale decisione stilistica coincida con un approfondimento dello stile stesso, imbastardito dal gusto personale e pertanto reso proprio, allora il verdetto può essere differente. Sarebbe ingiusto infatti, nonché pressappoco impossibile, denunciare di plagio ogni singola band che parte da un genere definito da uno o pochi altri gruppi per proporre nuova musica. A pieno titolo in questo dibattito s’inseriscono i Baring Teeth, partiti con un palese ed ingombrante riferimento (o dedizione) ai Gorguts di Obscura ma con un bagaglio tecnico talmente impressionante da far ben sperare per il futuro del progetto.
A tre anni dalla loro prima release a nome Atrophy, nella quale l’ammirazione per Lemay e soci era davvero palese e malcelata, i ragazzi di Dallas si ripresentano con un album che già dall’artwork pare partire col piede giusto. Purtroppo per noi, tuttavia, la derivazione stilistica è ancora molto presente, anche se si notano qua e là degli elementi che fanno intuire la volontà di ricerca di una proposta più personale. Rispetto al lavoro precedente si nota ancora l’elemento più controverso, ovvero la mancanza di una seconda chitarra, che se da una parte fa onore ad Andrew (che si occupa anche delle linee vocali) dall’altra fa mancare un massiccio apporto che renderebbe più integro e possente il sound dei nostri. Si nota inoltre una componente atmosferica più evidente ed un enorme sfruttamento di mid sections rallentate. Nonostante qualche elemento di novità inserito qua e là, Ghost Chorus Among Old Ruins non riesce a convincere del tutto e lascia anzi dell’amaro in bocca a chi aveva riposto maggior fiducia in questa band.
Comunque sia, se vi piacciono le strutture ritmiche ultraterrene e fuori dal normale dei Gorguts, e se amate l’uso delle dissonanze, così come dei tempi dispari e degli inserti (impliciti) jazz nel death metal, allora i Baring Teeth continuano ad essere un gruppo per voi. I ragazzi però dovrebbero comunque tentare di uscire dall’ombra di un mostro sacro del genere e osare, ragionando di testa propria; dal canto nostro non finiremo mai di dire che le capacità le hanno eccome, speriamo solo che con una futura terza release lo capiscano anche loro.
(Willowtip Records, 2014)
1. An Illusion Of Multiple Voices
2. Mountain
3. Visitant
4. The Great Unwashed
5. Terra Nullius
6. Dripping Sun
7. The Unwilling
8. Ghost Chorus Among Old Ruins