L’adagio “non giudicare mai un libro dalla sua copertina” mi ha salvato in svariate occasioni, non solo per le pagine scritte ma anche, se non soprattutto, per la musica. Il nuovo album degli slovacchi Besna porta ancora una volta alla ribalta le parole di saggezza di cui sopra, perché sarebbe stato facile – per non dire: giusto – passare oltre a causa di un artwork decisamente poco gradevole. Anzi, diciamolo: brutto.
Chiarito questo aspetto, come suona il secondo disco dei quattro musicisti dell’est Europa? La band è fautrice di un post-black metal che sa coniugare appieno le due facce del genere. Difatti non è raro imbattersi in momenti estremamente distanti e differenti nel giro di pochi minuti, rendendo così ogni canzone un piccolo scrigno traboccante di tesori di indubbia bellezza. I Besna hanno questa capacità, credo un talento innato: sanno essere violenti e crudi, come il black metal richiede (ma attenzione: la loro furia non è mai un gesto bruto, sono e suonano più metodici, quasi chirurgici, senza risultare freddi o fuori contesto) e poi dispiegano il loro mantello nero come la notte, al cui interno le pieghe lasciano così libere delle melodie che sono emozione, sogno, tragedia, introspezione. Riescono ad essere una pioggia benedetta che va a risanare le crepe di un terreno reso arido dal sole e al contempo diventano un caldo estivo che va ad asciugare campi e strade, allagati da temporali improvvisi e devastanti. Alfa e omega, dunque. Già, perché ad un riff robusto, accompagnato da un blast beat selvaggio, ecco che il contraltare diventa un assolo di chitarra, di metal classico, a tratti hard rock, persino jazz in alcuni fraseggi. Ma, come detto, anche il contrario. Melodie che illuminano il buio dentro di noi, che fanno emergere ostacoli e demoni mai sopiti, rese vane – o poco più – da bestie infernali che spezzano le catene e scelgono la distruzione totale. Un mondo, quello che ritroviamo nelle liriche ambientaliste delle canzoni, sfigurato più volte da una bipolarità compositiva che mai necessita di cure particolari. Nessun trattamento sanitario obbligatorio, nessun farmaco, nessuna droga.
Krásno è un bellissimo disco di post-black metal, è stendersi a terra, appoggiando l’orecchio al suolo, ascoltando la voce più antica che ci sia. Post-rock, progressive, blackgaze, post-hardcore, il black metal come già detto; i Besna prendono l’argilla e sul pentagramma costruiscono creature incredibili, forse mai viste, quasi mitologiche. Un album che prende le emozioni dando loro un nuovo colore.
(Autoproduzione, 2025)
1. Zmráka sa
2. Krásno
3. Hranice
4. Oceán Prachu
5. Bezhviezdna obloha
6. Paracelsus
7. Mesto spí