
I portoghesi Besta (che significa “bestia” in portoghese) sono in giro dal 2012 e come ogni gruppo grindcore che si rispetti, ha all’attivo una marea di pubblicazioni: quattordici uscite in totale, tra full length, EP, e split. Mica spiccioli eh… Inoltre, hanno avuto la fortuna e l’onore di girare i palchi in giro per il mondo, e di essersi anche meritati una certa fama, e non a caso sono spesso citati dai gruppi che “contano”. La musica che i Nostri propongono è un classicissimo (e sempre ben amato dal sottoscritto) grindcore vecchia scuola, molto simile per suoni e strutture ai maestri del genere, vale a dire i Napalm Death, e rigorosamente cantato in portoghese.
Nel 2014 i Besta hanno pubblicato il loro secondo album intitolato John Carpenter: Undici anni dopo hanno deciso di remixare e ri-immaginare il disco, senza contare che le parti vocali sono state nuovamente registrate, ed è così che è nato John Carpenter Redux. Le differenze dall’originale si sentono, ed in particolare l’intero lavoro risulta più pulito, con suoni più bilanciati e più limpidi, senza però intaccare lo spirito grindcore della band. Ci sono però anche altre piccole differenze, come ad esempio la prima traccia “O Regresso Do Mal”, che è inedita e manca totalmente in John Carpenter. Inoltre, rispetto all’originale, mancano anche le due canzoni finali, e non riesco a capire perché abbiano deciso di eliminarle visto che comunque parliamo di un totale di 1 minuto e 13 secondi per due canzoni ad altissimo carico grindcore… Anche la copertina è leggermente diversa, nonostante mantenga però lo stesso stile e spirito. In generale, i Besta sono in grado di scrivere bei riff, che trasudano grindcore vecchia scuola, e se vi piacciono i classici dei Napalm Death, allora vi piaceranno anche i Nostri. E forse è proprio questa l’unica nota negativa: a volte suonano un po’ troppo uguali ai maestri di cui sopra, ma gliela perdoniamo per questa volta… Come dicevo prima inoltre, questa nuova versione dell’album suona in generale meglio, ed il lavoro di rifinitura fatto è in grado di far risaltare ancora di più le loro capacità compositive. A parte la prima ed inedita “O Regresso Do Mal”, che è una traccia lenta, quasi doom (a me ricorda i primi My Dying Bride per l’atmosfera), e molto sperimentale soprattutto per i loro canoni, tutte le altre canzoni si aggirano sul minuto, minuto e mezzo, come da tradizione, e sono tutte tiratissime, efferate, e mai banali. Tra il lotto, mi sento di nominare le violente “Cidade Dos Malditos” e “Nova Iorque 1997”, il riff preso in prestito da Chaos A.D. di Fuga da Los Angeles, oppure l’ispiratissima “Eles Vivem” che verso la fine esce pure dai canoni del grindcore, dandogli un tocco in più.
In conclusione, se vi era piaciuto l’originale, John Carpenter Redux vi piacerà ancora di più, visti i bei lavori di pulizia e restyling che i Besta hanno fatto. Se invece per voi è nuovo, ve lo consiglio perché è un ottimo disco di grindcore fatto bene e suonato con il cuore. In totale il l’album dura solo 16 minuti, quindi è perfetto per darsi una svegliata durante la giornata senza però avere troppe pretese.
(Raging Planet Records, 2025)
1. O Regresso Do Mal
2. Estrela Negra
3. Assalto Á 13a Esquadra
4. Cidade Dos Malditos
5. O Carro Assassino
6. Nova Iorque 1997
7. Fuga De Los Angeles
8. Eles Vivem
9. O Nevoeiro
10. A Bíblia De Satanás
11. O Príncipe Das Trevas


