Il marciume finnico colpisce ancora. Dopo i Coughdust, si presentano sulla scena europea i connazionali (e compagni di etichetta) Black Royal, attivi dal 2013 e all’esordio sulla lunga distanza.
Le sonorità di Lightbringer oscillano tra stoner, sludge e death metal, e il disco procede come un carrarmato senza, però, negarsi sprazzi di melodia. I finlandesi mettono insieme dieci tracce brutali, canoniche nell’aderire a coordinate stilistiche certo già sentite, eppure personali nella veemenza con cui tritano gli strumenti e le casse dello stereo. Lightbringer è così un concentrato di odio e misantropia, che canta le glorie dell’Angelo Ribelle – come da titolo – e vomita in faccia all’ascoltatore la realtà di un’umanità sempre più meritatamente in decomposizione. “Cryo-Volcanic” è un’apertura subito solida, quadrata, ritmata da una voce aderente alla struttura ritmica del pezzo; la successiva “Self-Worship” si regge invece su un riff che ricorda lo stoner più muscolare, come fosse un pezzo degli Orange Goblin, incluso un ritornello accattivante. “Denial” ha il giusto ritmo per sottolineare gli eccessi alcolici di una serata punk in compagnia degli olandesi Herder, mentre viceversa “Pentagram Doctrine” abbassa i bpm impantanandosi in una fanghiglia che include persino una specie di assolo; la successiva title-track e “The Chosen” vedono i Black Royal giocare anche con l’epicità insita nelle proprie visioni apocalittiche.
Lightbringer è in definitiva un bel disco il cui unico difetto è quello di risultare, forse, «già sentito». Ma non sempre è necessario tirare fuori nuove idee – ammesso sia ancora possibile – per confezionare un buon prodotto, capace di farvi passare quarantacinque minuti interessanti e di lasciarvi la voglia di premere ancora play.
(Suicide Records, 2018)
1. Cryo-Volcanic
2. Self-Worship
3. Salvation
4. Denial
5. Pentagram Doctrine
6. Lightbringer
7. The Chosen
8. Dying Star
9. New World Order
10. Ou[t]roboros