Nell’anno più difficile della nostra storia recente molti artisti si sono visti costretti a stravolgere il loro modo di fare musica, in alcuni casi anche riconsiderandone il ruolo che essa occupa nel quotidiano. Da strumento di esplorazione ed espressione, comporre è divenuto gesto apotropaico oltre che terapeutico. Nel suo nuovo lavoro, il quarto per Sacred Bones Records, Benjamin John Power, aka Blanck Mass, spezza la linea disegnata con ferocia viscerale nei precedenti lavori per intraprendere un percorso riflessivo verso una dimensione compositiva più intimista.
In uscita il prossimo 26 febbraio, In Ferneaux è il risultato del periodo di isolamento vissuto da Power durante il lockdown nella sua abitazione di Edimburgo. Il nuovo Blanck Mass si presenta sotto forma di un unico flusso sonoro che si sviluppa in due lunghe tracce o “fasi” come vengono nominate nel disco, della durata di 20 minuti. La bordata sonora in apertura di “Phase I”, pubblicata come single edit con il nome di “Starstuff” durante la fase promozionale di In Ferneaux, rappresenta l’ultimo esempio di continuità stilistica con i precedenti World Eater e Animated Violence Mild. Synth frenetici in loop che richiamano i Tangerine Dream, incorniciati da una cassa dritta psy-trance investono l’ascoltatore con potenza di fuoco impetuosa dandogli quasi l’impressione di venire proiettato verso un viaggio interstellare ai confini dell’universo.
Al termine dell’opener tutto sembra smaterializzarsi. Una sensazione di disorientamento e decompressione investe ogni centimetro di spazio e trasporta in un limbo ovattato di suoni. Attimi di tranquillità vengono evocati da tappeti ambient-soundscape e inserti armonici stratificati ai quali si mescolano estratti di field-recording catturati da Benjamin durante un decennio di tour mondiali solisti e con i Fuck Buttons. I ricordi svaniscono per poi ricomparire sotto forma di onde sonore vaghe e deteriorate che sembrano terribilmente familiari. Una cascata di noise e feedback funge da collante tra “Phase I” e “Phase II” ed apre il sipario sulla scena di un monologo di strada incorniciato da riverberi eterei che trasfigurano, collassando in un substrato drone-industrial per poi ritornare alla loro tensione originaria. Come fosse la revisione di un diario di viaggio postumo, Power sembra voler riscrivere certi passaggi del suo vissuto, soffermandosi su dettagli passati inosservati durante la frenesia della vita pre-pandemia.
Servendosi di un rinnovato gergo sonoro, Blanck Mass traspone in musica l’ignoto, accettandolo in via definitiva come unica strada percorribile a discapito di una comfort zone divenuta ormai tossica ed improduttiva. In Ferneaux è una riflessione sull’utilità che il dolore può assumere nell’immanenza di una realtà di cui inevitabilmente percepiamo un mutamento, una condizione di sospensione esistenziale che si carica autonomamente di aspettative e disillusioni.
Opera autoindulgente e divisiva, il quinto album del progetto solista di Benjamin John Power è il frutto di una mente artistica anarchica in pieno controllo dei propri mezzi che senza indugi punta dritto verso una meta ben precisa e non disdegna l’idea di spiazzare il suo pubblico.
(Sacred Bones Records, 2021)
1. Phase I
2. Phase II