I Blaze of Sorrow sono una realtà che si è mossa in sostanziale silenzio nella scena black metal italiana, con molta umiltà dal debutto L’ultimo respiro, datato 2008, fino all’ultimo Astri, uscito tre anni fa, mantenendo sempre alta la qualità della propria proposta. Il percorso seguito ha portato a un progressivo miglioramento e affinamento del sound, che porta questo sesto disco della loro carriera ad avere attenzioni discretamente alte sul suo conto. Absentia, che continua la loro collaborazione con l’affidabile Eisenwald, è un lavoro che mostra tutta la maturità dei mantovani, ed è il primo registrato con una formazione a quattro membri.
L’atmospheric black metal di questa nuova fatica sa in qualche modo essere delicato anche nei momenti più vigorosi. Il disco è impregnato delle melodie che hanno sempre caratterizzato le composizioni del gruppo, ma, allo stesso modo, si differenzia dalle caratteristiche dei passati lavori, per il sound e per le scelte. L’approccio coinvolge sempre nonostante la sua semplicità, mai eccessiva, e la fluidità con cui scorrono i quasi tre quarti d’ora del disco gioca decisamente a favore. La partenza palesa le caratteristiche appena citate, con la doppietta formata da “Settimo requiem” e “Furia”. I brani tutto sommato sono orecchiabili anche per chi non è particolarmente avvezzo al genere, non presentano né passaggi intricati, dalla difficile comprensione, né scelte prevedibili, stanziandosi ragionevolmente in una via di mezzo.
Le seguenti “Sonno d’eterno” e “Notturna” sono le due punte di diamante del disco, ed espongono gli elementi dei pezzi precedenti e successivi al massimo delle loro potenzialità. Interessante l’aggiunta degli assoli di chitarra, che danno un sound più classico e meno aggressivo al tutto. Con il medesimo intento di creare pattern più delicati agiscono le parti in pulito, ben assortite all’interno dell’ascolto, e quelle in acustico, pur trovando poco spazio se non nell’outro “Morte di un immortale”, completamente dedicata a esse. Anche in questo caso, l’utilizzo di questi fattori è ben gestito, e si amalgama al meglio nella proposta della band. Impossibile, infine, non citare il cantato in italiano, che è sempre stato il tratto distintivo della band e anche in questo caso viene utilizzato ottimamente.
I Blaze of Sorrow non mollano la presa, e anche con il loro sesto album continuano ad apparire ispirati e capaci di unire sapientemente sensazioni diverse tra loro, con l’atmosfera che passa dall’essere ammaliante ad attimi velatamente arcani, senza che la metamorfosi risulti inappropriata. Nella scena italiana, che nel genere ha sempre mantenuto degli standard discretamente alti, la formazione da Mantova ormai si merita indubbiamente un posto di tutto rispetto, e questo lavoro ne è la conferma.
(Eisenwald, 2020)
1. Settimo requiem
2. Furia
3. Sonno d’eterno
4. Notturna
5. Hybris
6. Cupio Dissolvi
7. Morte di un immortale