
Gli svedesi Blessings si formano in quel di Göteborg, città cardine per tutto il movimento death metal nord europeo. Da quelle lande e da quel genere i Nostri prendono pochi impulsi; anche nel primo disco, l’acerbo Bittervatten del 2012, un lavoro “registrato in un garage, in una sola ripresa“, che suona ovviamente aspro, diretto e poco favorevole alla ricercatezza del suono. Trascorsi ben nove anni, ecco che il secondo round in studio, Biskopskniven, ci consegna una band più matura e a fuoco, con una proposta musicale che esprime una poderosa crescita e, perché no, una maggiore consapevolezza delle proprie potenzialità. I Nostri cominciano a sperimentare maggiormente, le canzoni si fanno più zingare attraversando diversi generi che mescolandosi tra loro creano un sound abbastanza originale, nonostante alle narici arrivi netto il profumo di band (Cult Of Luna soprattutto ma anche Converge, per l’anima più oscura) che hanno fatto dell’evoluzione e della sperimentazione un lasciapassare per la fama eterna.
Dopo altri quattro anni, con questo terzo disco intitolato Blodsträngen, era lecito aspettarsi un ulteriore passo in avanti. E così è stato, i quattro ragazzi del nord non deludono le aspettative andando a scrivere un album che è soprattutto musicale, anche se detta così pare una banalità di preoccupanti dimensioni; spiego meglio: questo nuovo lavoro in studio amplifica quello che si era sentito nel precedente, alzando – e di parecchio – l’asticella per tutti quei particolari che si erano presunti nel 2012 e assaggiati nove anni dopo. Il post-metal dei Blessings suona deciso con chitarre che graffiano e una sezione ritmica che fonde una tellurica influenza Tooliana con una palese dipendenza dal jazz e della fusion, con brani che uniscono il distacco gelido di un certo art rock con il calore di una musica nera, abituata a sporcarsi le mani con sudore, lacrime e sangue. L’amore per il punk e per l’hardcore si fa largo a spintoni, è l’anima più grezza della band che sgomita per ritagliarsi una fetta di gloria. L’hardcore scema l’urgenza primigenia del genere, diventa grande e maturo, sposta i propri canoni verso lidi progressive rock, e il gruppo diventa una bestia di difficile collocazione stilistica ma al contempo una solida, convincente e coinvolgente realtà. Come dicevo il disco è spinto sul piano musicale, le vocals sono ridotte al minimo indispensabile, c’è una netta propensione verso le jam session, l’idea che molti brani siano nati improvvisando in sala prove non appare così campata in aria.
Ed è bello quando un gruppo trasmette passione in quello che fa. I Blessings riversano sull’ascoltare un lotto di canzoni che fanno l’amore con le sensazioni più poetiche, alla fine siamo carne, ossa e sangue ma dentro custodiamo il bene più prezioso: l’anima, che dischi come questo Blodsträngen sanno accarezzare dolcemente.
(Pelagic Records, 2025)
1. Raised on Graves
2. Strings of Red
3. Clean
4. No Good Things
5. Allt Vi Kan Ge Är Upp
6. Copper + Dirt
7. Through Veils


