Sono venuto a conoscenza dei Bone Fetish non molto tempo fa, attirato dalla copertina del loro album di debutto più di una mosca davanti ad un’enorme montagna di cadaveri (e credetemi, non avrei potuto trovare un esempio migliore). I Bone Fetish arrivano dal Canada, e dopo aver pubblicato tre demo (Buried nel 2021, Convergence nel 2022, e Mummified nel 2024), pubblicano adesso il loro primo disco semplicemente intitolato Bone Fetish, che poi non è altro che la raccolta ripulita e remixata di questi tre demo in un’unica uscita. I Nostri sono dediti ad un grindcore/goregrind che prende spunto dai maestri del genere, attingendo idee e spunti a pieni mani dai primi capolavori dei Carcass, Haemorrhage, Pathologist, e General Surgery, ad esempio, ma invece di limitarsi a copiare, ci mettono del loro, dando vita ad un album veramente bello. Nota di colore è che questa band è in verità un one-man project: a scrivere, suonare, cantare e registrare troviamo infatti una sola persona al comando, vale a dire Wes Mosseau, già conosciuto per altri progetti solisti simili, sempre incentrati sul grindcore sanguinolento e pieno di budella.
Il disco è ovviamente bellissimo, e lo è già a partire dalla copertina. È infatti dai tempi del compianto (almeno per il sottoscritto) rotten.com che non vedevo un’immagine così bella, pura e cristallina come quella della copertina di Bone Fetish. Da buon boomer, rimpiango i bei tempi andati di quando anche le copertine avevano qualcosa da dire, e di sicuro il faccione decomposto esposto senza pudore mi ha fatto felice, alla faccia di tutti quelli che ne potranno pensare male. Ma parliamo di musica: Bone Fetish è composto da diciassette canzoni per circa 25 minuti di musica, cioè una media di un minuto e mezzo a brano, cioè la perfezione del grindcore. l’album parte fortissimo senza nessuna intro, o un qualcosa che ci prepari all’assalto sonoro al quale stiamo per assistere, e procederà spedito su queste coordinate fino alla fine. Nonostante il genere e nonostante rimanga comunque una raccolta di demo, la produzione è buona ed è stato fatto un ottimo lavoro in fatto di mix finale, e lo stesso si può dire per la qualità compositiva: non ho infatti trovato nessuna canzone un po’ meno interessante delle altre, così come ho trovato tutti i pezzi molto diversi tra di loro, con bei riff, cambi di tempo inaspettati, e parti veloci (ma mai velocissime) ben bilanciate con parti più lente e “ragionate”. Per quanto riguarda i temi trattati, sappiamo già a cosa stiamo andando incontro, e non rimaniamo delusi. In Bone Fetish, infatti, vengono trattati tutti i temi cari al genere, quindi frattaglie assortite, abusi vari di cadaveri, necrofilia, e tutte le altre disgustose (o meravigliose, dipende dall’ascoltatore) cose tanto care al genere. Tutto questo però non avviene mai in maniera gratuitamente volgare o con troppo marcio che cola: goregrind si, ma intellettuale. Tra i pezzi migliori, mi sento di dover menzionare “Skins”, che omaggia i Carcass, la bellissima e tritacarne “Convergence” e le violentissime e marcissime “Charred” e “Revived”; ma come dicevo prima, se amate il genere, vi ritroverete a scapocciare durante tutti i brani, perché l’album scorre bene e veloce dall’inizio alla fine.
Non perdete tempo e andate subito ad ascoltare Bone Fetish, perché la vita è come il grindcore: breve, intensa, e lastricata di frattaglie.
(Sentient Ruin Laboratories, 2025)
1. Still Warm
2. Pale Seduction
3. Cuts
4. Graves
5. Seminated Fossae
6. Skins
7. Voices
8. Festering State
9. Convergence
10. Bloated
11. Mummified
12. Charred
13. Dolls
14. Revived
15. Seething
16. Shredded
17. Congeal