Il quarto volume delle Doom Sessions di casa Heavy Psych Sounds Records porta sul ring delle basse frequenze due nomi titanici quali Bonzilla e Tons. Lo split ci porta a fare un viaggio di quaranta minuti dentro a pesanti nubi di fumo, svarioni psichedelici, riff potenti come martellate e tanta tanta distorsione da fari drizzare i capelli. Tre canzoni a testa con un unico scopo: cercare di far esplodere gli altoparlanti del vostro stereo con un tripudio di basse frequenze e valvole infiammate.
Dopo quattro colpi sul charleston, i Bongzilla aprono le danze con un’esplosione di fuzz a suon di rintocchi grevi e lenti. Da questa nebbia iniziale inizia a prendere forma l’idea del riff principale di matrice sabbathiana. La prima traccia, “Mother Flower’s Little Helper”, mantiene tutto sommato la forma della canzone, in cui l’idea tematica principale che funge da strofa si alterna con una sezione di accordi gravissimi e lentissimi che può essere inserita nell’idea di un ritornello su cui si va a inserire la voce rantolante e disumana. Nei nove minuti la canzone prende il largo su un bridge che evolve e distorce l’idea del riff principale per poi tornare con un fragoroso tonfo sulla sezione principale; una cavalcata densa e distorta ci porta al termine della canzone con grande potenza. “Cosmic Distillate, Nectar Collector” ci porta in una fumeria d’oppio delle più remote zone della Turchia, dove in uno stanzone affollato di accaniti consumatori aleggiano nubi di fumo dense e immobili tra i cuscini – poltrone disposte un po’ qua e là. Dopo questa parte introduttiva di matrice squisitamente psichedelica entra in scena un riff devastante senza chiedere permesso: di punto in bianco, siamo di nuovo nella foresta oscura dei Bongzilla, dove la potenza del doom si scioglie su scaglie di psichedelia. “Cupcake”, la traccia conclusiva, è forse quella più convincente del trittico. Apre con arroganza con un bellissimo riff, ben ritmato e convincente. Dopo le presentazioni, la tessitura sonora si assottiglia per lasciare spazio ai rantoli vocali per poi tornare a schiacciare sull’acceleratore con una scarica devastante di accordi direttamente sparanti sui denti. Nel complesso i Bongzilla ci lasciano un prodotto che rientra perfettamente nelle loro corde, a tratti non al massimo del loro potenziale, ma certamente tre canzoni di gran pregio.
Dopo questa nube di bong al fuzz entrano in scena i nostrani Tons con un trittico, “Chronic Morning Obesity”, a dir poco mastodontico. Da subito percepiamo una ricerca del suono accuratissima, sia nella enormità sia nell’effettistica “di contorno”. Basso e batteria sono due blocchi di ghisa da duecento tonnellate a testa, su cui si vanno a poggiare le due chitarre enormi e precise. L’incipit è un risveglio che cresce poco a poco, inizia il basso su un tappeto di effetti eterei della chitarra con un riff spezzato e discontinuo, poi con lo stesso charleston entrano come un calcio sulla faccia il resto degli strumenti dando un senso di pienezza abissale. Dopo il titanico riff introduttivo, si prepara il terreno per l’ingresso della voce con un ribattuto compulsivo che andrà a sfociare in una terza sezione che apre ad una bella distensione armonica a cui si aggiunge anche una seconda voce con un growl gravissimo. In mezzo a tutti questi muri enormi di suono restano onnipresenti una miriade di suoni atmosferici della seconda chitarra che arricchiscono la tessitura dando sfumature differenti alle varie sezioni di questi sette minuti di sberle. La seconda sezione apre con uno splendido viaggio interstellare squisitamente psichedelico. Il riff filtrato dalla voce del wah-wah si interseca alle serpeggianti linee di basso che entrano ed escono con incursioni irregolari e ansiogene. Dopo la parte introduttiva, che occupa una buona metà della traccia, irrompe uno tsunami di suono che ci capovolge più e più volte fino al termine della traccia. La terza e ultima parte si apre con sonorità estremamente distese, con un gradevole tocco southern, una sorta di improbabile fusione tra gli Earth e i Pantera che funziona alla perfezione. Ad una parte iniziale più soffusa e minimale, poco a poco la tessitura strumentale inizia a farsi sempre più densa e prepotente fino al punto di massima culminazione in cui il tema viene gridato da una straziante chitarra con lo slide. Dopo questa gloriosa esplosione di suono, ci si dirige alla chiusura del brano, con un riff ritmato e compulsivo capace di donare mazzate sulla testa fino alla chiusura. Il trittico dei Tons è davvero un prodotto notevole. Riesce ad essere compatto, unitario e coerente; le idee musicali sono brillanti e gli arrangiamenti curati nei minimi dettagli. Una vera punta di diamante italiana nel panorama del genere.
(Heavy Psych Sounds Records, 2021)
1. Mother Flower’s Little Helper
2. Cosmic Distillate, Nectar Collector
3. Cupcake
4. Chronic Morning Obesity – Part. 1
5. Chronic Morning Obesity – Part. 2
6. Chronic Morning Obesity – Part. 3