BOOKWORM è la rubrica dedicata alle letture, questo numero è curato da Valerio Spisani
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Di Simone Cicali, scrittore fiorentino classe ’71 che si autodefinisce “nerd da quando ancora questa parola era un’offesa”, è facile che non abbiate mai sentito parlare. Del resto, il panorama di quelli che si autopubblicano le cose è sterminato ed è pieno di fuffa, quindi avete tutte le ragioni per chiedermi chi diavolo sia ‘sto Cicali, uno che assieme a Lorenzo Leoni ha messo su il Sodalizio Wordsmith, e cioè una – e cito anche qua, scusate la pigrizia – “forgia letteraria, dalla quale usciranno le affilate armi dell’ingegno umano per combattere le ombre dell’ignoranza e riportare la Bellezza”. Molta roba che esce dal Sodalizio Wordsmith la potete trovare online, e c’è anche un patreon a cui potete iscrivervi, ma a vedere andateci dopo perchè prima vorrei parlarvi un attimo dei libri che il Cicali sta pubblicando in questi anni, anzi per l’occasione vi parlerò solo di uno di questi libri, quel Probabilmente che nel 2023 ha vinto il premio Ulthar nell’ambito dell’evento Libri da Yuggoth e che guarda caso ho letto da poco. Io vi devo confessare che il mio giudizio nei riguardi di questi racconti ‘ai confini della realtà’ è un po’ di parte, perché raramente in quanto lettore mi sono sentito così “spirito affine” con chi scrive. Al di là delle questioni anagrafiche (io e il Cicali siamo quasi coetanei) è proprio il background culturale che traspare – ma più che trasparire forse sarebbe meglio dire sgorgare a fiotti – dalle storie di Probabilmente che sento proprio vicino al mio, cioè mi vai a citare persino i volumetti de Star Trek: La pista delle stelle di James Blish, ma di cosa stiamo parlando, insomma! Quindi ecco, già si arriva in alto coi punti. Poi c’è la fantasia, sfrenata, le idee e gli spunti che danno vita ai racconti da cui traspare anche il meticoloso lavoro di documentazione che l’autore compie: tutto è estremamente lucido, preciso, e nonostante le bizzarrie qui presenti l’impressione è quella che in un qualche modo (o in un qualche mondo) quello che succede potrebbe verificarsi, o meglio, è probabile – per l’appunto – che si verifichi. Ora, detta così sembra quasi una cosa noiosa come il manuale di un’aspirapolvere ma vi assicuro che tutto scorre liscio e naturale come quando beviamo un kombucha, un po’ frizzantino e rinfrescante, profumato ma mai troppo dolce. Rispetto a Inaspettatamente (che è un’altra raccolta di racconti, sempre pregevolissima, uscita prima di questa) qua si vola ancora più in alto tra citazioni kinghiane (Il cane nero mi ha fatto venire in mente il fotocane), lovecraftiane (siamo tutti uguali) e tante altre suggestioni che magari ho visto solo io ma provando a immaginare quello che frulla nella testa del Cicali penso di non essere troppo lontano dalla verità. Oppure no, chissà, lasciatemi comunque fare i miei viaggi. Cercatelo.
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Nel giro della new wave di autrici sudamericane che bazzicano col fantastico/horror/perturbante come Samanta Schweblin, Mónica Ojeda o Mariana Enriquez, Ampuero è quella che – per ora, non ho ancora letto nulla di Giovanna Rivero – colpisce più forte allo stomaco: i dodici racconti di Sacrifici umani, prima raccolta pubblicata da GranVia, sono autentiche mazzate in grado di lasciare a bocca aperta per la sensazione di orrore e disgusto che riescono a suscitare nel lettore. L’orrore di Ampuero è sicuramente quello squisitamente di genere – e io invito senza indugio gli appassionati di horror a farsi avanti e lasciarsi semplicemente spaventare da questi racconti, fatti di sudiciume e degrado – ma è soprattutto quello delle persone che vivono ai margini della società, delle donne schiacciate dalla violenza del patriarcato, delle discriminazioni e del marcio che si annida all’interno dei nuclei familiari in un paese dove l’istituzione della famiglia è considerata intoccabile («La famiglia è ancora intoccabile e le cose intoccabili sono pericolose perché possono diventare fascismo», ha dichiarato l’autrice in un’intervista). Insomma, l’orrore di Ampuero ci tocca molto da vicino, e per questo fa ancora più ribrezzo. Racconti preferiti Sanguisughe, Invasioni e Pietà. Amen. Se poi non vi bastasse, GranVia ha da poco pubblicato anche la prima raccolta di racconti di Ampuero, Le bestie, sempre eccellente e, crediateci o no, ancora più crudo nei contenuti. Prendeteteli tutti e due e avete risolto il problema.
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