Lo scorso 2 aprile, giornata in cui è stata pubblicata l’ultima fatica in studio dei Godspeed You! Black Emperor, è uscito un altro lavoro notevole in ambito post-rock, che stilisticamente parlando richiama proprio i lavori della band canadese, così come dal punto di vista qualitativo. Si tratta di The Machine Is Burning and Now Everyone Knows It Could Happen Again, il primo album dei francesi Bruit ≤ dopo l’EP Monolith del 2018. Gli elementi in comune tra le due proposte risiedono innanzitutto nell’atmosfera estatica che si crea, con canzoni strumentali delicate e dai tocchi drammatici, i settori ambient/drone che talvolta fanno capolino e l’ossatura orchestrale che dona un valore aggiunto ai pezzi. L’estro creativo del quartetto era evidente già dal precedente lavoro, e i quattro brani del loro primo full length non fanno nient’altro che innalzarlo a livelli notevoli, rispecchiando le aspettative più rosee.
L’intensità del disco si percepisce velocemente a partire dall’opener “Industry”, un pezzo al quale si può dare una doppia interpretazione, vivendolo come un’esperienza onirica o come un viaggio nel grigiore che domina sul pianeta Terra. Le due facce della medaglia si alternano, il continuo groove coinvolgente e il crescendo progressivo fanno viaggiare la nostra mente verso l’alto, ma allo stesso tempo ci sentiamo strattonati e impossibilitati a lasciarci andare totalmente. La consapevolezza di una società ormai allo sbando viene alimentata dal settore in spoken word finale, in francese, che parla di come siano ormai continue competizioni ad avere il controllo delle nostre vite. Ritorna in mente il paragone con i GY!BE, con entrambe le formazioni che contrappongono spunti socio-politici al post-rock sognante che viene proposto. C’è comunque modo per contrastare l’oscurità e “Renaissance” lo mette in chiaro, con il legame tra pianoforte, chitarra acustica e strumenti orchestrali che ci regala attimi delicati e meditativi.
In “Amazing Old Tree” tornano le spoken world, questa volta prese dal documentario If a Tree Falls: A Story of the Earth Liberation Front. Si parla della deforestazione causata dall’industrializzazione, in un pezzo dai sentori chiaramente malinconici e un approccio minimalista, in cui dominano la scena le influenze ambient. La nostalgia che prevale fa viaggiare in un mondo lontano dall’artificio umano in cui il la natura domina incontrastata, senza i tentativi di padroneggiarla da parte degli esseri che la abitano; un’esistenza ormai difficilmente immaginabile. Si arriva così alla traccia conclusiva, “The Machine Is Burning”, l’apice dell’album. Il pezzo racchiude tutti gli elementi del sound con cui si è fatto conoscere il gruppo francese, ogni strumento dice la sua in un crescendo che lascia senza parole.
The Machine Is Burning and Now Everyone Knows It Could Happen Again è un disco che mostra luci e ombre del mondo in cui viviamo. Già il titolo si può interpretare come un riferimento alla ciclicità spesso centro di discussioni in ambito filosofico e storico, come nel caso di Macchiavelli o dell’eterno ritorno di nietzschiana memoria, la consapevolezza che tempi bui sono sempre dietro l’angolo. Ma l’oblio non ci soffoca, e le parti musicali più spensierate ci ricordano che nonostante tutto esistono anche gli attimi di luce e speranza, e in questo limbo ci viene donata un’esperienza musicale dal trasporto totale, un disco che pone i Bruit ≤ al centro dell’attenzione pur essendo solo un debutto. In contrasto a una realtà che è un succedersi continuo e alienante di eventi, gli attimi placidi di introspezione che questo ascolto permette di vivere non possono che essere un beneficio.
(Elusive Sound, 2021, Pelagic Records, 2022)
1. Industry
2. Renaissance
3. Amazing Old Tree
4. The Machine Is Burning