Da ben più di un decennio, Andrew Curtis-Brignell sparge terrore con il moniker Caïna: sette full length, incluso quello di cui ci apprestiamo a parlare, e una miriade di uscite minori tra demo, split ed EP. Una prolificità degna di nota, tanto più considerando che il progetto è rimasto a lungo una one-man band. Oggi Curtis-Brignell è coadiuvato da Lawrence Taylor, ma la sostanza rimane la stessa: i Caïna si rinnovano artisticamente ad ogni uscita, esattamente come un’idra che, impassibile, perde una testa per farsene ricrescere subito un’altra, dai connotati molto diversi.
Avevamo lasciato il folle progetto inglese, appena nel 2015, con Setter of Unseen Snares, probabilmente il disco più propriamente “post-black” della loro discografia. Ecco, scordatevi quelle vaghe aperture melodiche o atmosferiche: Christ Clad in White Phosphorus (“Cristo vestito di fosforo bianco”: titolo dell’anno, per chi scrive) è una piena “regressione” musicale, in bilico tra il black norvegese più grezzo e forti tendenze industrial (“Gazing on the Quantum Megalith”, “Entartete Kunst”). I suoni sono grassi, volutamente quasi eccessivi. Il risultato rassomiglia talvolta a degli Anaal Nathrakh in pieno raptus omicida, ma solo nelle tracce più veloci e violente: perché, come sempre, la band cambia pelle praticamente da un pezzo all’altro, ora offrendoci derive al limite del drone (“The Throat of the World”, scritta a quattro mani con Dwid Hellion, fondatore degli Integrity, qui col moniker Vermapyre) oppure elettroniche (“Pillars of Salt”, con la collaborazione del duo noise-electro Warren Schoenbright), ora inserendo uno spoken word sostenuto da una flebile base di feedback (“Extraordinary Grace”: ma dodici minuti sono un po’ troppi); ed infine concludendo con una litania in sospeso tra post-punk joydivisioniano e industrial-rock anni ’90 (la title-track). Questo accatastarsi di generi, per quanto sia una caratteristica irrinunciabile per i Caïna, risulta però oggettivamente dispersivo, anche perché si succede in modo molto repentino; ed è certamente il “difetto” principale del disco.
Ciononostante, la misantropia apocalittica dei Caïna lascia il segno. Christ Clad in White Phosphorus è un disco ostico, difficile, talvolta al limite dell’inascoltabile. Al di là delle considerazioni “tecniche” o prettamente musicali, è un’opera che raggiunge il suo scopo: mettervi dinanzi al disastro, alla tragedia, alla follia del mondo.
(Apocalyptic Witchcraft Recordings, 2016)
1. Oildrentched and Geartorn
2. Torture Geometry
3. Fumes of God
4. The Throat of the World
5. Gazing on the Quantum Megalith
6. God’s Tongue as an Ashtray
7. Entrartete Kunst
8. Pillars of Salt
9. The Promise of Youth
10. Extraordinary Grace
11. Christ Clad in White Phosphorus
7.0