1. Niente
2. La scelta del corpo
3. Incertezza
4. Tragica conseguenza
5. Credere
6. Ed infine macellati
7. Consuma
A fine maggio di quest’anno i Carnero da Forlì sono usciti allo scoperto con questa prima e omonima opera, una presentazione che già fa pensare ad una band di tutto rispetto.
Ci troviamo tra le mani quello che dovrebbe essere un semplice disco hardcore, sette tracce rapide che avanzano a rotta di collo arricchite da testi incisivi, ma già dal primo ascolto si nota che a modo suo ogni componente di questo quartetto ha già un bagaglio di influenze piuttosto ampie, che li porta a particolareggiare sia i dettagli che le basi della loro stessa musica. Riff storti e arrangiamenti nervosi all’inverosimile, elementi che permeano tutti i pezzi dei Carnero, sono pane quotidiano per questi ragazzi a cui non sembra piacere o non sembra bastare la linearità dell’hardcore più old school: i romagnoli alzano dunque il tiro, con alcuni passaggi su tempi dispari e fraseggi chitarristici a volte non convenzionali che danno quella marcia in più che non ti aspetti da un esordio. Dietro le pelli, nel frattempo, vengono scaricati quintali di rabbia e inquietudine senza strafare e senza mai far scendere il tiro ed esaurire quella vena di concitazione che lega a filo doppio tutti e quattro i musicisti. Questo lavoro trasuda veleno, sputato a più voci e, come si evince dai titoli, in italiano; si può facilmente intuire il principale messaggio dei Carnero, cioè che probabilmente ci meritiamo il mondo dove viviamo, una notizia terribile che durante l’ascolto passa dalla pelle al cervello in pochissimo tempo.
Si va dritti al punto fino a sbattere contro un muro come da tradizione punk; l’unica vera nota dolente è una produzione che purtroppo ha lasciato chitarra e basso eccessivamente sottotono, inficiando la potenza di fuoco di questa opera che ha le idee e lo slancio ma manca di quella botta che avrebbe potuto dare un lavoro in studio più pulito.
Quella dei Carnero è un’energia ribelle e rabbiosa messa in musica e parole, fatta per essere impressa come un marchio rovente sulle membra degli ascoltatori. Questi ragazzi non si scordano del passato, ma ne prendono solo il meglio senza scimmiottarne le fattezze, sorretti da un’attitudine invidiabile. DIY or DIE.
7.0