I Carpet sono una band progressive rock nata ad Augsburg in Germania, il loro timbro emblematico si tinge di psichedelico e stoner per adattare un attitudine potente e caratteristica. Con il primo album Elysian Pleasures del 2013 tutti questi elementi vengono messi in mostra in un cammino intenso e spettrale, che viene replicato negli altri due seguenti lavori Secret Box (2017) e About Rooms and Elephants (2018). Dopo una pausa artistica il gruppo inizia a pensare ad un nuovo percorso che vede il raggiungimento personale e maturo all’interno di Collision, distribuito dall’etichetta tedesca Kapitän Platte. Un album duro e potente, che apre delle basi eccentriche in una viscerale e energica cavalcata.
L’apertura viene affidata a “The Moonlight Rush”, una polverosa e enigmatica composizione che avvia un tempo delizioso e una sfumatura jazz, prima di balzare nello stoner graffiante dove la voce sensibile invita un tocco malinconico sognante. Nella sua lunga durata la traccia esprime il giocoso abbraccio dei riff furiosi ma melodici e una magica esecuzione. Segue il primo singolo estratto “Dead Fingers” con una melodia sporca che cattura l’attenzione dell’ascoltatore per un segreto irrisolto e radioso, qui il cantante dimostra grande padronanza della voce nuotando in un accogliente habitat di distorsioni chiare e comprensibili. “Ghosts” invece inizia lentamente con un tiro di percussioni in lontananza, per poi partire a razzo in una travolgente corsa progressive anni Settanta; una canzone espressiva e un’armonia unica del ritornello che si distingue nell’assolo di chitarra mistico. Con “P is for Parrot” si conclude il primo muro brillante di quest’album con una sonorità incantevole per uno dei brani più riusciti, in questo caso la voce si fonde con la qualità eccellente della ritmica e l’influenza musicale che richiama i Led Zeppelin. Su “Passage” ci sono elementi rock morbidi che toccano anche sinfonie più elaborate e complesse, per trascinarci dentro un oblio infinito e sperimentale. Prima della fine ci soffermiamo sul terzo singolo “Lost at Sea”, un brano ritmico e danzante basato sul pattern di batteria minimale in perfetto mood Radiohead: una favola deliziosa che prende vita in una miscela sonora da pelle d’oca. L’album si arresta infine con la suite tecnica “Cosmic Shape Shifter”, completando nel modo giusto questo lavoro grazie alle vibrazioni pesanti e trionfanti spalmate su una durata lunga ed estenuante.
I Carpet tornano a risplendere con questo quarto disco della loro carriera, evolvendo il suono ancora di più verso tematiche originali per un appassionante racconto amorevole e sofisticato.
(Kapitän Platte, 2024)
1. The Moonlight Rush
2. Dead Fingers
3. Ghosts
4. P is for Parrot
5. Passage
6. Lost at Sea
7. Cosmic Shape Shifter