Per i meno avvezzi al genere in questione: i Cenotaph rappresentano una certezza in fatto di qualità musicale. Alfieri e pesi massimi del brutal death turco (Ankara) i nostri tornano finalmente dopo sette anni dal magnifico Putrescent Infectiuos Rabidity con un lavoro che segna un nuovo ed ennesimo percorso per la band. Ennesimo perché nel giro di tre album solo Batu Çetin, cantante e fondatore nel lontano 1994, è rimasto fisso nel suo ruolo, mentre svariati musicisti hanno alternato le proprie capacità dando così ai Cenotaph più e più sfumature diverse.
Il nuovo Perverse Dehumanized Dysfunction porta in sé la firma di Erkin Öztürk alle chitarre, già nei connazionali Decimation, il ben noto Anton Zhikharev al basso e il meno conosciuto Alican Erbaş dietro le pelli. Il primo porta in dote un riffing moderno ed estremamente groovy, con ampio uso di dissonanze e armonici fornendo una dinamica invidiabile ai nuovi pezzi (ad esempio “Antagony of Embrionia” o “Syndromes of Deadly Endogenous Intoxication”), il secondo dal canto suo non delude la fama che lo accompagna – nel caso vogliate sincerarvi delle sue capacità cercate Insane Death Machine sul tubo – e sciorina una caterva di note e tecnica risultante in un basso presente, estremamente godibile ed intensamente partecipe delle dinamiche dei pezzi, mentre il terzo con la sua prova muscolare e ben definita alla batteria erige un muro sonoro dai tratti moderni che ben si sposano col resto degli strumenti. Unico fino ad ora non menzionato, il buon Batu non ha bisogno di ulteriori presentazioni se non quella di (probabilmente) migliore vocalist estremo turco, con un’estensione vocale da invidia a partire da growl fognari e profondi fino a urla in scream anni ’90.
Perverse Dehumanized Dysfunction riesce ad ottenere la sua ragione di essere in vista di quella che era la pesante eredità dei nostri, che già col precedente Putrescent Infectiuos Rabidity avevano dato una bella scossa alla scena brutal (in buona parte merito di Lille Gruber e del suo drumming mai così vario), e anche con quest’ultimo riescono ad imporsi come uno dei gruppi migliori in circolazione. Un disco nuovo (anche se del 2017, ci si perdoni il ritardo), fresco e che fin dalla prima traccia si fa amare incondizionatamente. Bentornati Cenotaph.
(Hammer Müzik, 2017)
1. Rancid Gluttonous Morbid Obesity
2. Asphyxiated Embryonic Abnormalities
3. Parasitic Worms & Prenatal Cranial Deformation
4. Syndromes Of Deadly Endogenous Intoxication
5. Antagony Of Embriotomia
6. Multi-Organ Failure Epidemie
7. Dismembered Unborn Species
8. Perverse Dehumanized Dysfunctions