A due anni di distanza dal solido debutto omonimo, gli scozzesi Codespeaker tornano più carichi che mai con Scavenger, secondo lavoro della loro carriera, pubblicato tramite Ripcord Records. In questo biennio la band innanzitutto ha maturato esperienza con l’attività live, che ha permesso loro di suonare dal vivo supportando realtà quali Sylvaine e Hundred Year Old Man, ma non solo. Un cambiamento essenziale è quello che riguarda la line-up dei Nostri: dei cinque membri che fanno parte della band attualmente, sono ben tre i volti nuovi, con le relative influenze stilistiche che ampliano la collezione di sonorità chiamate in causa.
Le fondamenta di questi nove brani sono affini con quelle del precedente disco: si parla sempre di un post-metal sferzante e monolitico, che si impone richiamando i grandi nomi del genere rendendogli grande onore. Ciò che cambia, però, sono le connotazioni di questo stile, ora galvanizzato da atmosfere ancor più oscure, granitiche e a tratti strazianti. L’opener “Usud” si impone con autorità svelando la dinamicità delle composizioni del quintetto, che coinvolge la parte strumentale tanto quanto, in maniera notevole, quella vocale, con diversi timbri chiamati in causa che vanno a braccetto con la musica, amplificandone l’impatto emotivo e il coinvolgimento. Questa dinamicità è il più grande valore di Scavenger: ogni pezzo coinvolge in un’esperienza immersiva tra riff rocciosi e trame ipnotiche. Non mancano nemmeno gli elementi atmosferici, attimi delicati che rendono ulteriormente efficace l’impatto delle composizioni e danno modo di prendere una boccata d’aria nei momenti giusti, come la sezione centrale di “Hecatomb”, che preannuncia una ripartenza devastante. Richiamando band quali Neurosis e Rosetta, i Codespeaker travolgono tra oscurità e introspezione, tra il l’avanzare plumbeo di “Enso” e le seguenti composizioni, che mettono maggiormente in primo piano le parti in pulito, enfatizzandone il contrasto con le ripartenze decise ed efficaci. Conclusione dell’album che, dunque, rilascia gran parte della tensione accumulata durante l’ascolto, mettendo in evidenza i meriti compositivi da attribuire ai Nostri, non essendo affatto facile esprimersi in modo così convincente in ambito post-metal senza apparire una brutta copia delle formazioni storiche per il genere. I richiami in questo lavoro ci sono, ma rimangono tali: dei paletti per capire a che stile associare il gruppo e dei punti di riferimento per la composizione, ma mai un fardello che finisce per rendere il disco tedioso.
Scavenger è un lavoro variegato e ben strutturato, con cui la band scozzese si è messa in gioco, sfogando una disperazione viscerale e legando al meglio tra di loro tutte le influenze stilistiche dei vari membri della band. Un passo in avanti non da poco, che attraverso climax atmosferici e passaggi granitici dà ottime conferme sul valore del quintetto scozzese.
(Ripcord Records, 2024)
1. Usud
2. Signum
3. Rescission
4. Hecatomb
5. Samsa
6. Enso
7. Karst
8. Verte