Era da parecchio che gli amanti dei Converge e di Chelsea Wolfe, come il sottoscritto, attendevano l’unione tra la schizofrenia caotica a cui ci ha abituato la band di Salem e la componente d’atmosfera cupa ed alle volte macabra più vicina all’artista di Sacramento. Due mondi tanto complementari quanto distanti tenuti insieme da un filo sottile ed allo steso tempo tenace come l’acciaio: è qui che risiede la bellezza ed il fascino della collisione ponderata tra queste due visioni di intendere la musica. E non finisce qui, il quartetto del Massachusetts ritrova una propria vecchia conoscenza: Stephen Brodsky, chitarrista che ha militato nella line up tra il ’97 ed il ’98, ora noto per aver preso parte in progetti come Cave In, Old Man Gloom e Zozobra, insomma non l’ultimo arrivato. A queste personalità di spicco si aggiunge, ultimo ma non ultimo, Ben Chisholm, l’inseparabile metà della Wolfe in ambito compositivo, nonché produttore ed artista di tutto rispetto.
Bloodmoon: I, è stato uno dei dischi più attesi degli ultimi anni, al quale però era riservata un’impresa ardua: fare in modo di gestire tutte le influenze compositive degli artisti coinvolti, creando di fatto, una nuova visione comune, senza lasciare nulla di intentato. Questo era il “must” da seguire ma, come tutti ben sappiamo, tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare: il melting pot tra metalcore/sludge/drone/goth e chi più ne ha più ne metta, non sarebbe dovuto apparire scontato o “sempliciotto”. Che senso avrebbe avuto creare una collaborazione di questo calibro cercando la soluzione più comodamente raggiungibile? Ma allontaniamo ogni dubbio: non è stato affatto così. Anche quando, compositivamente parlando, non sono riusciti a trovare la quadratura migliore, hanno sempre cercato vie interessanti e quasi mai banali.
I Converge sono i veri camaleonti di questo progetto: sono stati proprio loro ad aver mutato maggiormente la propria forma ed il proprio colore gettando le basi perfette per la meravigliosa voce e l’inconfondibile stile di Chelsea Wolfe, mentre Brodsky e Chisholm aggiungono a questo mix il loro enorme bagaglio di conoscenze che innalza ancor di più il valore assoluto di questo esordio. Da amante smoderato di tutti i progetti ai quali i suddetti artisti hanno preso parte e consapevole che sarebbe stato tutt’altro che facile un approccio comune, posso dire che la prova è stata superata ed i timori allontanati. Se non fosse stato per alcuni scivoloni durante la prima metà del disco, staremmo probabilmente parlando di un capolavoro. Chi seppellisce, però, sotto ingiuste critiche ed accuse un album che sicuramente è stato successore di lunghissimi brainstorming e di un altrettanto enorme lavoro di composizione, non ne ha capito il valore intrinseco, ma soprattutto quanto questo sarà importante per il futuro del progetto. Quando si gettano le basi per delle fondamenta è infatti necessario che siano solide e capaci di sostenere ciò che verrà costruito sopra di esse. Non ho dubbi che sarà così. Le intenzioni migliori, per il sottoscritto sono quelle presenti da “Lord of Liars” in poi: “Failure Forever”, “Scorpion’s Sting”, “Daimon”, “Crimson Stone” e “Blood Dawn” (migliori brano dell’intero lotto, per distacco) specie nei momenti in cui la fa da padrona la voce incredibile di Chelsea Wolfe. Poco da dire sugli strumentisti, stiamo parlando di gente navigata che sa quello che fa, tanto meno sulla produzione che è cristallina e perfetta per l’ambiente che crea. Davvero superfluo parlarne.
Cosa non mi ha convinto di questo Bloodmoon: I? La voce di Bannon, specie nella prima metà dell’album. Mi sembra come decontestualizzata e fuori dal suo habitat naturale. In ogni caso, trovo ingiusto dare troppi demeriti, ma un secondo appunto lo si può fare. Un brano come “Scorpion’s Sting”, è l’esempio lampante di un bellissimo pezzo su cui a livello compositivo non si può dir nulla, ma di fatto non è niente più che una traccia della Chelsea Wolfe solista, a differenza del trittico finale che è il vero gioiello dell’intero disco in cui la mistura dei vari generi è perfetta ed ogni componente è al posto giusto. Se seguiranno la strada tracciata nella seconda metà del full-lenght, non ho dubbi che il futuro riserverà grandi momenti per questo neonato progetto. Per ora prendiamo ciò che di buono hanno saputo seminare e confidiamo che nell’avvenire si possa raccogliere un prodotto di altissimo livello, come sempre siamo abituati a ricevere da questi artisti di indubbio spessore.
(Deathwish Inc. Epitaph, 2021)
1. Blood Moon
2. Viscera of Men
3. Coil
4. Flower Moon
5. Tongues Playing Dead
6. Lord of Liars
7. Failure Forever
8. Scorpion’s Sting
9. Daimon
10. Crimson Stone
11. Blood Dawn
7.5