Lasciate da parte il mare, le creme solari, la sabbia, la piadina, il Lambrusco e il liscio: sono tornati i riminesi Crawling Chaos! Nati nel lontano 2003, in tutti questi anni la band ha centellinato le sue uscite discografiche, con questo recente Wyrd che rappresenta il terzo disco per i Nostri. Dopo il debutto Repellent Gastronomy del 2013 (dieci anni dopo i vagiti del gruppo), ne sono trascorsi altri sette per ascoltare XLIX e ne sono serviti cinque per parlare di canzoni nuove; quindi prolificità molto bassa, inversamente proporzionale alla qualità che il quartetto ha saputo riversare nei propri lavori in studio. Wyrd, in particolar modo, è per i Crawling Chaos l’apice assoluto di una carriera che ora merita di spiccare il volo.
Il death metal degli esordi si è evoluto, suona moderno pur rimanendo devoto ai Maestri del genere, arriva spesso a lambire i confini con il brutal (fortunatamente senza mai sconfinare nel canto suino che proprio non sopporto), con una padronanza dello strumento che fa emergere in maniera netta, prepotente, quanto i ragazzi siano dei bei manici. Il tutto viene avvolto da un sapore che sa di progressive metal e musica colta (jazz e fusion), non cadendo mai nell’onanismo egoriferito che colpisce molti altri gruppi delle scena estrema. Qui di death melodico non c’è nulla, qui le melodie servono solo ad impreziosire la “pacca” che viene messa in ogni traccia. I Crawling Chaos intagliano così il loro terzo manufatto con piccoli ma preziosi e sempre centrati fraseggi che permettono un minimo stacco rispetto all’inferno che scatenano in poco meno di quaranta minuti; gli assoli di chitarra poi, insieme al lavoro incessante di un basso sempre puntuale a riempire gli spazi, sono la classica ciliegina sulla torta, facendo affiorare l’amore per il metal classico, siamo tutti figli dei Maiden, siamo una grande famiglia, e va bene così. Manuel Guerrieri (voce e chitarra), Andrea Velli (chitarra e seconde voci), William Leardini (basso) ed Edoardo Velli (batteria) ci fanno fare un lungo viaggio nel death metal, tra Americhe e Scandinavia, mai scadendo nel citazionismo, mai superando il confine – spesso labile – tra ispirazione e scopiazzatura. La band romagnola plasma un sound personale, ascolti il disco e dici “cazzo, questi sono i Crawling Chaos!” e credo non ci sia soddisfazione più grande, per un musico, di varcare tale traguardo. La produzione è davvero ottima: c’è una nitidezza che esalta appieno ogni strumento, gli incastri tra le diverse linee vocali, gli intrecci con chitarre schizofreniche, il basso che è onnipresente, il drumming che è furioso ma composto e lo so, pare un paradosso ma è questo il bello della Musica, le emozioni e le sensazioni non sono mai immobili, non sono – e non siamo – alberi, tutto è in divenire. Citare le singole canzoni non serve, non c’è una hit, non ci sono canzoni meno riuscite. Wyrd è un disco enorme, un disco che mi fa dire: grazie ragazzi per la bomba che avete donato a noi tutti, poveri viandanti sulla strada amara della Vita. Non ho paura ad usare un termine da molti anni abusato e logoro: CAPOLAVORO. E non solo per la carriera dei Nostri. Qui siamo al cospetto di un lavoro che merita di stare in alto, fianco a fianco con i grandi nomi della scena. Fate spazio sui vostri scaffali, comprate l’ennesima Billy dai tizi svedesi che con una brugola sanno erigere castelli.
Abbiamo i Crawling Chaos che col loro death metal hanno costruito un nuovo tempio. Andiamoci, o devoti, andiamoci tutti.
(Time To Kill Records, 2025)
1. The Garden of the Earthly Delights (Part I)
2. Three Times Three
3. Nails of Fate
4. Veiled in Secrets
5. Torches Ablaze
6. Necromancer
7. Nomen Omen
8. To the Furies
9. Witch-Hunt
10. The Garden of the Earthly Delights (Part II)