La band inglese Crippled Black Phoenix torna a far parlare di sé con una raccolta di brani accuratamente revisionati sotto una lente d’ingrandimento melodica e struggente, rendendo omaggio a un’ispirazione musicale ampia e di grande fattura. Il combo capitanato da Justin Greaves (Electric Wizard) nasce nel 2004, miscelando diversi sottogeneri e sfumature finalizzate in produzioni incredibili per intrecciare una complessa visione del mondo in uno stile unico. The Wolf Changes Its Fur But Not Its Nature, prodotto per la storica label francese Season of Mist, racchiude un insieme giocoso di canzoni riarrangiate sotto altri punti di vista e con una forma più limpida e geniale delle strutture; niente di nuovo insomma, ma da questa band ci aspettiamo sempre un motore sperimentale pronto ad esplodere ad ogni ascolto.
A partire subito dall’inquietante primo brano “We Forgotten Who We Are”, con ululati in lontananza e una risata malefica che avvolge l’arpeggio dolce in stile post-rock: una canzone solida che dopo la breve parentesi iniziale di un silenzio morbido esplode sulla linea vocale decisa avvolta da una distorsione pesante e il pianoforte che fa da contorno, dando quel senso di battaglia a un crescendo epocale che si fa man mano più doom. Sul passaggio finale ci inoltriamo in un ambiente sognante con un miscuglio di assoli frenetici che vengono interrotti all’improvviso dalla seguente “You Put The Devil In Me”, un’opera dall’introduzione bizzarra e fuori dal normale, prima di sbattere in una ritmica hard rock potente mettendo in luce una batteria graffiante e una voce sbarazzina che abbraccia l’organo travolgente. “444” è una traccia forte e monumentale dal sound massiccio con un ritornello stupendo, nel tiro orientale e sui ripetuti giri di chitarra si cerca un riparo alla distruzione imminente che ritroviamo anche nelle note di “Goodnight, Europe Pt2”. Una composizione datata 2007 con una silenziosa esecuzione vocale da brividi di grande impatto, grazie alle qualità preziose di Belinda Kordic che esplorano una sottile linea tra la bellezza e il terrore. Nella seguente “(-)” poi si avviano dei sintetizzatori lunari per dare quel piccolo attimo di calma, trascinati da una sinfonia spaziale. “Song For The Unloved” incarna la parte centrale di questo lavoro con una traccia lunga e indimenticabile. Le chitarre eteree accolgono una ballad acustica con tocchi struggenti di piano e un’esplosione decisa aumenta d’intensità pur mantenendo le lucide emozioni, con la sequenza finale che da spazio anche a un assolo di sassofono inaspettato e le solite chitarre che sciolgono l’atmosfera. La penultima “Whissendine” riporta alla luce l’emozionante passato con una delle canzoni più belle, in questo caso questa versione suona in modo minimal lasciando solo il bridge importante e le voci narranti di chiusura. La fine è affidata alla meravigliosa “Blizzard Of Horned Cats” ridotta a una cornice aggressiva che fa in mille pezzi il cammino con l’aggressivo epilogo finale.
Ancora una volta i Crippled Black Phoenix si cimentano in qualcosa di ricercato dando quella marcia in più a brani già completi e lasciano un segnale forte che fa presagire qualcosa di nuovo presto in arrivo.
(Season of Mist, 2024)
1. We Forgotten Who We Are
2. You Put the Devil In Me
3. 444
4. Goodnight, Europe Pt2
5. (-)
6. Song For The Unloved
7. Whissendine
8. Blizzard Of Horned Cats7.5