Un asse tra Canada/Stati Uniti si è creato tra Dark Circles e Abstracter; i primi hanno alle spalle una demo e un ottimo primo full length, i secondi due dischi lunghi. Se non li conoscete vi consigliamo di spulciare nel nostro sito e trovare le recensioni ai loro passati lavori, non vi pentirete di approfondire un po’ di più queste due band.
I canadesi aprono le ‘’ostilità’’ con quattro tracce, l’ultima delle quali è in realtà un pezzo ambient che fa da interludio tra i due gruppi; da subito si capisce, nonostante la brevità della loro performance in questa sede, che i Nostri hanno affinato le loro abilità e il loro stile, evidenziando in un sound più maturo una grande attenzione per gli arrangiamenti (da notare l’abilità con cui hanno fuso ogni canzone a formare quasi un unico pezzo) e per le linee vocali, molto accattivanti e memorizzabili. Furiosi e rabbiosi, con il loro suono impuro fatto di hardcore punk e black metal i Dark Circles sembrano essere diventati ancora più veloci: vespai di chitarre sopra tappeti di blast beats, stop and go spezza ossa e cavalcate d-beat sono pane quotidiano per questi ragazzi, che si stanno ritagliando il loro meritatissimo spazio in una scena in continua espansione. Non manca qualche rallentamento sofferente e alienante rimandante un po’ ai loro conterranei Tempest, e che arricchiscono queste massicce canzoni le quali, pur nella loro brevità, non hanno alcuna mancanza riscontrabile.
Indubitabilmente adoriamo gli split in cui si cimentano band dal suono e dallo stile differente: e infatti, con l’arrivo di “Barathrum” degli Abstracter tutto cambia. Ci si ritrova catapultati per l’appunto sul fondi di un baratro dalle cui pareti cola melma scura che rende impossibilità la risalita. L’inizio del pezzo, frenetico e claustrofobico, riporta alla mente proprio la sensazione che si proverebbe tentando inutilmente di risalire, fino all’inevitabile annichilimento dovuto a fangose ondate di nero sludge con una marcata vena death metal che ti portano giù con loro in una disperata e orribile fine. La produzione non pulitissima ma per nulla impastata esalta l’atmosfera che gli statunitensi vogliono creare; il loro è un suono altamente concentrato in cui un drumming lento e dilatato e a tratti oppressivo e veloce si sposa con asce dal suono grasso e potente, accompagnato da un growl grave e effettato. Ogni elemento del tutto pesa qualche tonnellata, quanto basta per schiacciarci con queste due composizioni che hanno molto da dare al panorama bastardo del post metal. Gli Abstracter proprio in questo aprile stanno passando per l’Europa, Italia compresa. Sarebbe un peccato lasciarseli sfuggire, ancora più lo sarebbe stato se si fossero portati dietro i Dark Circles (già, ci sarebbe piaciuta molto questa cosa), degni compagni in quello che potrebbe essere lo split dell’anno.
(Halo of Flies, L’Oeil du Tigre, Sick Man Getting Sick Records, Shove Records, Moment of Collapse 2016)
1. Dark Circles – Ashen
2. Dark Circles – Void
3. Dark Circles – Isolate
4. Dark Circles – Epilogue (Quietus) Op. 28 No. 4
5. Abstracter – Barathrum
6. Abstracter – Where All Pain Converges
8.0