I Darkševič sono un giovanissimo e debuttante duo da Roma che propone musica strumentale, muovendosi in bilico tra le divagazioni psichedeliche degli Irepress e le avvolgenti e potenti atmosfere dei primi Russian Circles. Che i ragazzi facciano dannatamente sul serio si capisce subito con “Kuai” e la potente “Ecce Imago”, brani che grazie alla loro compattezza e alla sessione ritmica davvero precisa ci fanno alzare subito dalla sedia. L’ingranaggio è ben oliato e si incastra alla perfezione come in un tetris musicale grazie all’ottimo lavoro dietro alle pelli ed al notevole basso pulsante, bollente e gracchiante (non lontanissimo da sonorità alla Primus). Al tutto si aggiungono giri chitarristici intricati, grassi e allo stesso cristallini, capaci di imprimere nell’ascoltatore paesaggi che odorano di medio oriente così come elevate mini-suites musicali (si veda “Enki”)
La band getta nelle sue fondamenta un post-rock/metal sperimentale senza schemi e senza paure, sopra ad ogni cosa riuscendo a mettere in note ciò che si è musicalmente composto nella propria mente, qualità non da tutti. Sull’intero lavoro si colgono marcati cenni alle impostazioni trasversali e arroganti degli inarrivabili Tool (si veda in particolare “Nucleos”) mentre in altre linee troviamo cose abbastanza imprevedibili tipiche dei Dysrhythmia; per chiudere, troviamo anche soluzioni che ricordano la precisione degli Indukti.
In un mondo musicale dove dominano le mode questo duo propone qualcosa di diverso, qualcosa di sincero e un po’ fuori dalle righe. Se la band deciderà di spingere di più sul pedale dell’acceleratore pestando con più forza e quadratura, avrà sicuramente le carte in regola per fare cose davvero bellissime. Nel frattempo godiamoci questo EP e annotiamo il nome dei Darkševič
(Autoproduzione 2016)
1.Kuai
2. Ecce Imago
3. Jiddu
4. Nucleas
5. Enki