Tra i dischi più sorprendenti usciti dall’Italia nel 2011 appena trascorso, non si può non citare Thanatology dei Dead Elephant. Il trio, proveniente da Cuneo, si era già fatto ampiamente notare col debut Lowest Shared Descent, un originale concentrato di noise rock alla Jesus Lizard e di quel post-hardcore che veniva suonato negli anni novanta da gente come Breach e Botch. Già allora era riduttivo citare solo un paio di influenze per definire il personale sound della band, ma questo nuovo album è davvero sconvolgente. Per chi ha sentito il precedente disco, si può dire che forse pezzi come “Abyss Heart” o “Clopixol” potevano già lasciar intuire una direzione futura, ma in ogni caso Thanatology è un disco spiazzante, coinvolgente, potente come pochi altri sono capaci di esserlo nel nostro Paese.
L’album, arricchito da un artwork semplice ma davvero bello, si presenta come un concept assolutamente non banale e quasi “filosofico” sulla morte (c’è bisogno di dire ad un ascoltatore di metal che thanatos in greco significa morte?), sulla religione e non solo, e forse anche per questo la musica è spesso circondata da un’atmosfera “apocalittica,” a riflettere liriche ispirate e recitate con notevole trasporto tra urla spietate, sporadici sussurri e “cori” lugubri e trascinanti. I Dead Elephant sono emozionanti, tecnicamente preparati, molto ispirati e anche colti: nella seconda e nella quarta traccia ripropongono due marce funebri italiane, mentre è parte dell’artwork una splendida citazione de La Religione Del Mio Tempo di Pier Paolo Pasolini.
Veniamo alla musica però, perché questi quattro pezzi meritano ognuno un discorso proprio. “Bardo Thodol” parte con canti sciamanici che ricordano quasi gli OM, per diventare un crescendo di rabbia post-core / sludge dal ritmo incalzante che, dopo una parentesi ambient/drone (in cui noi abbiamo anche sentito un omaggio a “Purify” dei Neurosis, da Through Silver in Blood), si tramuta nuovamente in furiose dissonanze culminanti in uno dei punti più elevati dell’album, capace di trasmettere angoscia opprimente e un senso di “piacevole claustrofobia”. “On The Stem”, introdotta da una delle suddette marce funebri, ci immerge in atmosfere eteree, ci fa perdere in una selva di melodie liquide e di sussurri, ma giunti a metà brano ci annichilisce completamente col suo incedere lento e a suo modo epico, accompagnato da vocals graffianti, rabbiose ed ispirate, in un sali-scendi emotivo mai banale. “Destrudo” è invece un brano anomalo in confronto agli altri, non solo per la breve durata (quattro minuti), ma perché sembra vi sia riversata incontrollata tutta la furia cieca tenuta a bada e dosata sapientemente negli altri brani: fin da subito siamo attaccati da ogni parte da riff nervosi (che possono ricordarvi i Converge), intrecci impazziti che travolgono l’ascoltatore più volte anche grazie all’opprimente sezione ritmica, in particolare ad un basso davvero protagonista.
Vi sarà evidente la difficoltà del sottoscritto recensore a descrivere l’album in questione. Potremmo dire, per concludere, che la finale “A Teardrop On Your Grave”, dipanandosi in 16 minuti di ambient, “post”, doom apocalittico e tutto quello che vi pare è il pezzo più vicino a sonorità “neurosisiane” e quello che sembra chiudere definitivamente la porta ad ogni influenza hardcore o noise del precedente album, ma tutto ciò non basterebbe a descrivere il brano, e soprattutto continuare a citare grandi nomi (per quanto possa essere lusinghiero essere accostati a Neurosis, Godflesh o Swans) non renderebbe giustizia all’enorme lavoro svolto da questa band, capace di mostrare cosa vuol dire davvero “evoluzione musicale” senza risultare mai ruffiana o scontata. I Dead Elephant sono una di quelle realtà italiane di cui andare fieri all’estero: sono originali, dotati di notevole personalità e soprattutto sono stati capaci di sfornare un disco dal sapore altamente internazionale, bello, emozionante, annichilente. C’è davvero bisogno di dire altro?
Dissolved in the Light
Reborn In The Ground
Crushed In The Sun Again
(Riot Season, 2011)
1. Bardo Thodol
2. On The Stem
3. Destrudo
4. A Teardrop On Your Grave / Downfall Of Xibalba
8.0