Il percorso artistico dei danesi Demon Head, in giro dal 2012, è arrivato alla sua completa e naturale maturazione/evoluzione. Il quintetto capitanato dai fratelli Nielsen, entrambi chitarristi, nasce come una band devota a sonorità spiccatamente retrò. Siamo sicuramente intorno ai Seventies, l’hard rock scarno e asciutto, irruente di natura, anche ingenuo e, a tratti banalotto, rappresenta la spina dorsale dei primi due dischi – Ride The Wilderness del 2015 e Thunder on the Fields del 2017. I Nostri calibrano sapientemente anche piccole dosi di prog rock e di folk, spolverando tutte le tracce di quel periodo di un sapore darkeggiante, sulfureo, luciferino. La produzione è volutamente retrò, quasi lo-fi, donando ai due album quel fascino decadente che è la classica ciliegina sulla torta. Ma Marcus Ferreira Larsen, cantante con un’ugola molto particolare, e soci, non amano stare troppo fermi sulle loro posizioni e arrivati al terzo disco – Hellfire Ocean Void – piazzano una vera bomba, un album che diventa bellissimo soprattutto se analizziamo la discografia della band di Copenhagen col senno di poi; sostanzialmente ci sono tre blocchi ben distinti in questi dodici anni di carriera. Il primo è rappresentato dal debutto e dal suo sequel (a tratti può apparire un album doppio). Il terzo da Viscera – unico album uscito per Metal Blade che probabilmente non ha capito il valore della band e/o non si aspettava un cambio di sound – e dal nuovo Through Holes Shine The Stars. “E il secondo blocco?”, direte voi. È la bomba di cui sopra, un lavoro maturo, che acquista vigore, che si (ri)scopre dopo qualche anno. Qui, per il sottoscritto, i Demon Head raggiungo il loro apice creativo. Prendendo la matrice oscura e rockettara dei primi tempi, la infettano con il post-punk, la new wave, i suoni migliori e “plasticosi”, il basso di Mikkel Fuglsang e la batteria di Jeppe Wittus sono un motore acido, quasi pop, e il tutto viene mescolato con somma bravura. Alla fine il disco suona adulto, hanno studiato, preso una laurea, una cattedra, hanno preso distanza, possono apparire distaccati, snob, ma fatemelo dire: se scrivi un disco come Hellfire Ocean Void puoi permetterti tutto, anche di stare sul cazzo al prossimo.
Ed è sicuramente il successo di questo disco, il suo valore intrinseco, anche la sua evoluzione coerente o coerenza evolutiva – fate voi – che permette il deal con la Metal Blade, che porterà così alla pubblicazione di quel Viscera che, secondo me, in pochi hanno capito. Il quarto album è sostanzialmente l’ennesima rinascita della band. La scrittura dei testi si fa più matura, consapevole e complessa. Forti di una produzione ad hoc, i suoni appaiono più grossi e aggressivi, mentre la voce di Larsen diventa teatrale, alle volte anche troppo. Le tracce sono struggenti, dalle casse dello stereo aleggia tutta l’oscurità del mondo. I connotati doom si fanno dappresso, non hanno paura di palesarsi, di dare uno scossone alle chitarre hard rock, mai come in questo disco pulitissime, e Viscera è davvero un gran bel disco.
Si arriva così a questo quinto album in studio, la formazione è stabile da sempre, il processo di scrittura è il medesimo, è consolidato, gli anni aumentano, la bravura ed il mestiere con essi. Perché Through Holes Shine The Stars, al momento, è il punto di arrivo finale dei danesi. Hanno preso tutto il loro passato, lo hanno amalgamato alla grandissima, di fatto hanno scritto un lotto di canzoni inattaccabili sotto ogni punto di vista. Formalmente questo ultimo full length è la perfezione. C’è anima, sempre oscura, c’è vigore, hard rock e cosa lo dico a fare, ci sono passione e disperazione, gli anni Settanta, il doom, il prog, la NWOBHM, le guglie gotiche di una cattedrale nel cuore della notte.
Ascoltare musica così densa, che sa regalare sensazioni diverse ad ogni nota, che può suonare ariosa, melodica, anche puttana e ruffiana, persino epica ed evocativa (alle volte la voce di Larsen ricorda tantissimo quella di John Baizley dei Baroness, soprattutto del periodo Yellow & Green) è un dono: rifiutarlo sarebbe da stolti. E voi non lo siete, vero?
(Svart Records, 2024)
1. The Chalice
2.Draw Down The Sky
3. Our Winged Mother
4. Every Flatworm
5. Wildfire
6. Deeper Blades
7. Frost
8. This Vessel Is Willing