Neurosis. Un enorme monolite granitico. Fermo ed inossidabile.
Ulcerate. Fumo nero che spira dal terreno circostante.
Bestie non meglio identificate in un ossessivo giro in tondo. Behemoth, o post hardcore?
Mai visto insieme così funesto. Né, si può dire, mai visto un nome quale Départe. Eppure
l’effetto di tale nome ce l’abbiamo davanti: una massa apparentemente inintelligibile di death, grind, dissonanze, atmosfere e blast beat, scream, growl ma anche puliti, nero e bianco, luce ed ombra.
Devo dire di essere stupito. Perché se ad un nome così poco altisonante si accompagnano quelli di chi ha preceduto (o ancora risiede, lì sul ben meritato trono) il risultato, nel 90% dei casi, è duplice: massacro e derisione. Oggi, con Failure, Subside ci troviamo in quel raro 10%: la lezione impartita viene non solo imparata, ma messa in pratica, limata, migliorata e personalizzata con esito eccellente. E da “Seas of Glass” a “Vessel” si ha una densità di contenuti paragonabile a quella di Vermis, espressa con una ferocia da Evangelion; il tutto lasciando trasparire una personalità che fin troppo spesso va tragicamente dissolta in vane emulazioni degli “dei” di genere.
Che siano i puliti inaspettati di “Grief Echoes – Golden Scars” o i sinuosi giri di basso di “Ruin”, quella boccata d’aria fresca arriva e permane. E convince. Si aggiungono samples micidiali a costruire un’atmosfera plumbea, che contribuisce a quella sensazione di già visto, sì, ma nuovo. L’originalità del disco non viene solamente dall’intenzione, com’è logico, ma è amplificata da un’esecuzione d’alto livello, diretta conseguenza dell’evidente abilità tecnica e conoscenza del proprio campo (e ruolo) dei Dèparte. Notevole la performance vocale, ad alternarsi tra registri diversi e sempre vari: si passa da un rasp alla Nergal ad un cupo ringhio simil Paul Kelland (Ulcerate). Veramente notevole, come notevole è il lavoro svolto in fase di produzione, evidentemente ottimo vista la pulizia ed il bilanciamento sonoro.
Davanti ad un lavoro così completo, vario, originale ed ispirato rimane solo un rimorso: non averlo scoperto prima. Perché Failure, Subside può ben considerarsi una delle opere death metal più significative dell’anno passato, e merita, senz’alcun dubbio, un posto nelle classifiche, postume o meno. Da non perdere.
(Season of Mist, 2016)
1. Seas of Glass
2. Ashes in Bloom
3. Wither
4. Grief Echoes – Golden Scars
5. Mara’s Choir
6. Vessel
7. Ruin