Il Veneto, da diversi anni, si sta rivelando fucina per gruppi grind (e derivati) piuttosto (c)attivi e, talora, pure di qualità: fra questi, possiamo ricordare i padovani Dirt, che ho il piacere di incontrare per la primissima volta solamente con questo 7” autoprodotto, uscito verso la fine del 2015, Dictaterritories.
Lo confesso: da adolescente andavo pazzo per i titoli ed i nomi di band amanti delle crasi fra più parole; oggi, a trent’anni abbondantemente superati, devo ammettere che un titolo come quello partorito dal quartetto grind-crust di Padova mi strappa per lo più un laconico sorriso. Ma vabbè, de gustibus. Siamo qui per parlare di musica, no?
L’EP dei Nostri si presenta in primis come un prodotto curato – il che è notevole per un’autoproduzione – nella sua estetica, con la particolarità della scelta del marrone per il vinile, il quale suona esattamente, biografia della band alla mano – fra dati raccolti mediante FB e Bandcamp –, come dovrebbe esattamente suonare un gruppo che dice di fare grind-crust con influenze noise e doom. Il disco si apre con qualche arpeggio inquietante, per poi partire con un’esplosione, digressioni in tempo dimezzato e qualche sano blastbeat tutto muscoli. Nel corso del lavoro, appaiono ancora dissonanze, radi stop’n’go’s, sulfurei rallentamenti tattici, in cui momenti puramente hardcore si tingono di quell’umore nero pece tipico di certo crust ottantiano. Nel complesso, la produzione pecca nel suono dei piatti, talora troppo frusciante e fastidioso, quasi a coprire il volume delle chitarre, le quali, peraltro, hanno un ottimo suono – segno che chi s’occupa di quello strumento sa il fatto suo, di fronte al genere in questione –, ma non si possono apprezzare appieno per le ragioni di cui sopra; la voce, roca, molto aggressiva ed espressiva, è probabilmente il piatto forte dei Dirt, ma è decisamente troppo in primo piano rispetto all’apparato strumentale, col rischio di perdere il senso di permeazione che un prodotto musicale finito standard potrebbe avere.
Un disco di dieci minuti di crust-core piuttosto ortodosso ed onesto, suonato da persone che amano quello che fanno. Destinato per lo più ai fan del genere.
(Autoproduzione, 2016)
1. Holy Violence
2. Chronic Sodomy
3. Scum Wave
4. Lubitz (Airnlines)
5. Tötåēlen Dumb