È sempre bello partire con il camper e qualche amico a farsi una scampagnata in giro per lo Stivale, ma la cosa diventa ancora migliore quando la destinazione, oltre che essere un luogo bellissimo, è anche la sede di uno dei più giovani ma interessanti festival di sonorità pesanti italiani. Il viaggio è stato spossante, una canicola durata più di sei ora combattuta solo con acqua e birre non troppo fresche, ma l’arrivo ci ha ricompensato di tutto: il Disintegrate Your Ignorance Fest si svolge nel parco esterno del Benicio Live Gigs, immerso nel verde del Montello, a Santi Angeli di Giavera Del Montello (TV), un vero giardino fiorito. Compresa nel costo dell’abbonamento per i tre giorni dell’evento c’era un’area attrezzata anche per i campeggiatori vicinissima ai palchi, ma per noi venuti in camper c’era la possibilità di parcheggiare i mezzi in sei punti distinti. Noi naturalmente abbiamo scelto quella del cimitero, che oltre ad essere il più spazioso era sicuramente il più inebriante e romanticamente in linea con alcuni dei nostri gusti musicali.
VENERDI’ 04.08.2017
Appena varcato l’ingresso notiamo subito un’eccezionale e a dir poco salvifica doppia spina per l’acqua a disposizione di tutti. Abbiamo detto che faceva caldo? Lo ribadiamo: faceva molto caldo. Un palco è sistemato in un’area appena sopraelevata di fronte al bar, contornato dalla maggior parte degli stand; il più grande è accessibile tramite una leggera discesa appena sulla destra dell’ingresso dove, oltre ad esso e ai banchetti, si trova un piccolo orto sistemato praticamente dietro alla postazione del mixer. Queste cose ci piacciono, come ci è piaciuta tutta l’area di raccolta differenziata dei rifiuti e il sistema a cauzione per i bicchieri destinati a idratare tutti i partecipanti dell’evento. Mentre si curiosava in giro qualcosa ha attratto la nostra attenzione: nel primo palco, rispettando magicamente l’orario previsto, alle 20:30 la musica iniziava.
THE MILD
Questo trio veneto apre le danze con un intro/cover d’autore, “Redneck Stomp” degli Obituary, che sembra una vera e propria dichiarazione di intenti. Dediti a un corposo grindcore i tre tengono bene il palco senza troppi fronzoli, ma durante tutto il set la gente risponde poco, ancora il festival non è entrato nel vivo e il caldo è potente. Ammetto che non conoscevo questi ragazzi e a quanto sembra la loro ultima produzione è del 2015, un gran bel suono e nonostante le grosse distorsioni tutto si sente molto bene, non ci si può proprio lamentare. Sembra che i giochi siano iniziati al meglio.
HHAVAHH
Si passa al palco grande di sotto, rimango abbastanza basito dalla precisione temporale dei cambi: ogni gruppo inizia all’orario prestabilito e finisce quando deve finire – dopotutto ci troviamo in Veneto. Tornando alla musica passiamo dalla furia del grindcore alla new wave sicuramente più pacata ed emozionale ma comunque energica degli Hhavahh e già notiamo che le unità di spettatori cominciano ad aumentare. Sotto al palco siamo sicuramente di più e pronti a recepire ondate riverberanti che non tardano ad arrivare. Questi quattro ragazzi suonano che è una bellezza, un po’ per il verde tutto intorno un po’ per la temperatura che molto flebilmente sta scendendo, nonostante la melodia malinconica che esce dalle casse mi sento proprio bene. Sezione ritmica dritta, semplice e senza sbavature, chitarre con il giusto mood. La voce baritonale, ahimè bassa, emerge molto poco dal complesso e nonostante i testi in italiano non si capisce molto cosa vogliono comunicarci i forlivesi. Colpa del fonico o del cantante che non si spreca con il fiato? Non ci è dato di saperlo.
DOOM
Calano le tenebre e si cambia palco, quattro loschi figuri con un nome ormai leggendario nella scena crust si apprestano a iniziare: di fronte a noi abbiamo la seconda incarnazione dei Doom, con il solo Brian Talbot come membro originale. Ammetto che li attendevo con estrema trepidazione e mi piazzo subito davanti pronto a godermi il concerto e già dalla prima nota credevo che il pubblico avrebbe iniziato un bel pogo selvaggio. Ora che il sole non è più alto nel cielo, nonostante la temperatura non esattamente ‘’fresca’’, il clima sembra quello adatto per entrare nel vivo di un concerto di musica estrema; e invece no, niente, calma piatta. Il pubblico è timido, ma con un piccolo aiuto – anche da parte del sottoscritto – parte un bel pogo, abbastanza esteso da creare un pit come si deve e con qualche accenno di stage diving. E’ allora un vero bagno di sudore, accompagnato da brani da tutto il repertorio della band, che preferisce come di consueto gli ultimi due lavori Corrupt Fucking System e Consumed to Death, composti interamente da questa formazione. Mi vorranno perdonare i lettori ma come dicevo ho partecipato attivamente al ‘’ballo’’ e non posso ricordare la scaletta precisa – le mie ginocchia sbucciate e la mia schiena graffiata, invece, sì. Con un volume non troppo alto ma più che adeguato i Nostri non si risparmiano, sparano canzoni a ripetizione e ci scappa pure la cover di “Symptom Of The Universe” dei nonni Black Sabbath, inutile dire una vera e propria bomba, chiudendo poi con Police Bastard. Poche chiacchiere e tanta musica, pochi salti e acrobazie ma tanta sostanza. Ah, la vecchia scuola!
UFOMAMMUT
Tutti gli spettatori sono pronti per i re indiscussi della psichedelia pesante italiana. Noto subito la calca, il festival sicuramente ora ha raggiunto l’apice e l’assembramento delle persone fa notare che questo primo giorno sta andando bene. Lieto di questo mi preparo a quello che sarà un viaggio di suoni saturi. Mi è già capitato di vedere questo terzetto qualche anno fa e l’impressione fu più che buona, un po’ meno il suono generale. Questi ragazzi con tutto il loro armentario strumentale non sono facili da domare, e capisco sin dalla prima nota che anche questa volta la resa sonora non sarà delle migliori. Il suono è abbastanza impastato, ma la pesantezza rimane evidente, come lo sono anche le loro sferzate doom/stoner dalle note gravi e dai tempi a volte storti. I piemontesi sono comunque molto carichi, più dell’ultima volta che li ho visti, forti di un ottimo disco che ancora non ha raggiunto l’anno di età. Il pubblico è decisamente in visibilio, a quanto pare tutti, o per lo meno la maggior parte, aspettavano loro. Luci rosse sul palco, i capelli di Urlo che si alzano e si abbassano sembrando vivi, i sintetizzatori e le voci effettate ti attraversano le cervella proiettando, con un po’ di lisergico aiuto, demoni fumanti e paesaggi vasti e alieni. Poi silenzio. L’impianto salta. No! Tranquilli, si riparte subito senza esaurire l’atmosfera. Io mi tengo un po’ dietro, ho già dato con i Doom. Con il piccolo stop dovuto dal problema tecnico mi accorgo che accanto a me ci sono proprio Denis Boardman e Tony Dickens che si godono il concerto e ti senti subito in una grande famiglia. Alle 23:50 circa gli Ufomammut scendono dal palco, orari praticamente perfetti.
I concerti di questo venerdì sono finiti, la festa no. La gente si disperde nel perimetro del Disintegrate Your Ignorance Fest in maniera più che rilassata, si vede che è accorsa solo gente presa bene dalla musica. Niente casini e nessuna rissa, come dicevo prima ci si sente in una grande famiglia che ora chiacchiera, si conosce e beve allegramente, gira per i banchetti. Io, un po’ provato dal viaggio, torno al cimitero, cioè al camper parcheggiato in quel posto, e con gli altri ci prepariamo una bella carbonara. Un pasto degno che ci farà riprendere le forze per la prossima tornata e poi subito a ninna, come un bravo bambino un po’ ammaccato e ubriaco, ma felice.