Eccoci giunti al tredicesimo album di una grandissima carriera lunga trentun’anni: The Astonishing. In questo caso sono passati tre anni dall’ultimo omonimo album e i Dream Theater, per non essere mai banali, ci regalano una vera e propria opera composta da ben trentaquattro canzoni, per una durata complessiva di due ore e dieci minuti, ma bisogna notare come nessun pezzo superi i dieci minuti; già questa è una novità. Come potete capire si tratta di un kolossalmusicale di difficile valutazione. Il lavoro di marketing è stato certosino ed egregio, ma d’altronde una band del genere si può permettere questi lussi. La trama del concept non sarà delle più originali, ma a conti fatti risulta avvincente: l’ambientazione è quella di un mondo futuristico e distopico, nell’anno 2285, con due schieramenti a contendersi il dominio della galassia, cioè l’impero e i ribelli. È vero, la strizzatina d’occhio ai Megadeth e a Star Wars è evidente, ma non c’è nessun collegamento.
La trama è ricca di sfumature e battaglie sanguinose, il tutto è descritto ed orchestrato molto dettagliatamente dalla mente del gruppo John Petrucci. Otto protagonisti e due famiglie a scontrarsi per interessi totalmente differenti: sembra proprio la premessa di un film.
Addentrandoci nella musica di questo corposo doppio disco (solo il primo contiene venti tracce) veniamo catapultati in un universo parallelo. Il brano d’apertura del primo atto, in questo caso intitolato “Descent Of The Nomacs”, è la classica ouverture strumentale della band, come al solito molto ridondante e un po’ pacchianella. Subito dopo si passa a “Dystopian Overture”, il vero brano apripista: un riff pesante accompagnato da un coro apocalittico e un’orchestra sinfonica diretta dal maestro David Campbell ci danno il benvenuto in questo mondo distopico pensato dal combo a stelle e strisce. Ma la violenza iniziale dura poco meno di un minuto, per cedere il passo ad atmosfere più morbide e rockeggianti. Per sentire la voce di James Labrie dobbiamo attendere la terza traccia. Il cantante è sempre stato croce e delizia per i fan, c’è chi lo odia e chi lo ama profondamente; il suo modo di cantare ovviamente non è cambiato in questo nuovo full length. In brani come “A Tempting Offer” Labrie risulta molto bravo a trasmettere emozioni, sia nelle parti più heavy sia in quelle più melodiche. La parte tecnica è sempre eccellente, gli assoli di Petrucci sono da capogiro, come si può notare in “A Better Life”, “Chosen” e “My Last Farewell”. Proprio quest’ultima canzone è forse la più dura di tutto il primo disco: per intenderci è una canzone “alla vecchia maniera”, con tanto di spaziale assolo di tastiera del maestro Jordan Rudess. Bisogna ammettere che quando il chitarrista e il tastierista duettano creano sempre delle emozioni forti.
Un ruolo fondamentale nell’economia del disco è svolto dalle cosiddette tracce NOMACS, che altro non sono che dei pezzi di transizione caratterizzati da rumori robotici. In altri casi abbiamo delle sonorità molto debitrici ai Ayreon come in “A Saviour In The Square”, anche se certe sezioni melodiche risultano un po’ stucchevoli. Ascoltando The Ashtoning è chiaro come i Dream Theater si stiano sempre di più allontanando dai lidi più cupi e oscuri di Train Of Thought e Black Clouds & Silver Linings: la componente metal si è molto affievolita. “A New Beginning” è un brano che potrebbe benissimo comparire in Octavarium: tempi dispari, controtempi, assoli e tastiere a tutto spiano.
Il secondo disco procede sulla falsa riga del primo e segue uno schema similare; è sempre presente la canzone strumentale apripista, il compito questa volta spetta alla rude “2285 Entr’acte”. Questo brano è un mix tra le parti sinfoniche tipiche dei Dimmu Borgir e quelle dei Symphony X. Segue “Moment Of Betrayal”, che è una delle canzoni più belle dell’intera opera, impreziosita da riff accattivanti da pelle d’oca. In questa seconda parte Mike Mangini può dare il meglio di sé, dimostrando di essere sempre in gran forma e di essersi ambientato sempre più nel combo di NYC, checché ne dicano i detrattori: certamente è molto più tecnico e meno “sborone” del fondatore Portnoy. John Myung, invece, in questo album purtroppo non è al centro delle attenzioni e si limita a svolgere il compitino timidamente. Anche in questo secondo atto sono presenti delle buone ballad, ma nessuna sembra capace di rimanere davvero in mente; per intenderci, non abbiamo trovato una nuova “Space Dye Vest”. Nella parte finale dell’album spiccano su tutte “Our New World” e la conclusiva “Ravenskill”, forse un po’ pacchiane, ma in pieno stile DT, caratterizzate come sono dall’alternanza tra parti tecniche e quelle più melodiche, con tanto di ritornelli molto orecchiabili.
Non è stato facile arrivare alla fine di questo doppio album. Ci sono diversi alti e bassi durante l’ascolto. I Dream Theater sembrano aver perso un po’ di smalto, dopo il buon disco omonimo del 2013. Tutti i full-length e i concept album precedenti avevano molte più canzoni riconoscibili, mentre in questo caso, nonostante le trentaquattro tracce offerte, poche rimangono in mente e la tentazione dello skip in certi momenti è davvero alta. Il primo disco potrebbe essere valutato 5.5, mentre il secondo, che è meglio strutturato e più concreto, sul 7: facendo la media parliamo di una sufficienza, ma niente di più. Speriamo che il Teatro dei Sogni riesca a sorprenderci nel loro prossimo live tour nei teatri; qui da noi suoneranno al Teatro Arcimboldi di Milano.
(Roadrunner Records, 2016)
01. Descent Of The NOMACS
02. Dystopian Ouverture
03. The Gift Of Music
04. The Answer
05. A Better Life
06. Lord Nafaryus
07. A Saviour In The Square
08. When Your Time Has Come
09. Act Of Faythe
10. Three Days
11. The Hovering Sojour
12. Brother, Can You Hear Me
13. A Life Left Behind
14. Ravenskill
15. Chosen
16. A Tempting Offer
17. Digital Discord
18. The X Aspect
19. A New Beginning
20. The Road To Revolution
21. 2285 Entr’acte
22. Moment Of Betrayal
23. Heaven’s Cove
24. Begin Again
25. The Path That Divides
26. Machine Chatter
27. The Walking Shadow
28. My Last Farewell
29. Losing Faythe
30. Whispers In The Wind
31. Hymn Of A Thousand Voices
32. Our New World
33. Power Down
34. Astonishing