Gli Eunuchs arrivano dalla lontana Australia, sono tre ventenni, hanno nomi da supereroi – Enzo Legge, Linus Hilton e Kristo Langker – e probabilmente supereroi lo sono per davvero, perché solo chi possiede strani poteri può arrivare a comporre un’opera così incredibile, importante, imponente, come questo Harbour Century. Siamo al secondo disco, ancora autoprodotto (faccio i complimenti a Nick Hatzakos per non aver perso la brocca, data la mole di suoni e atmosfere presenti nell’ora scarsa di questo lavoro) ed il terzetto sposta l’asticella qualche chilometro più in alto. È davvero spaventoso pensare che i Nostri, nonostante un’età così giovine, siano riusciti a scrivere musica così complessa, articolata, a tratti di difficile fruizione ma mai, e qui c’è del talento cristallino, respingente per chi ascolta. La band di Sydney redige un concept sulla società moderna, in totale caduta libera tra vizi, bugie, nefandezze, sporcizia, immoralità, e nel farlo usa tutta una serie di rimandi al mondo marino/nautico, arrivando a celebrare un’allegoria che sposa musica e teatro, drammaturgia e pazzia. I tre sono tutti polistrumentisti e suonano davvero un sacco di roba ma, evidentemente, non erano contenti e quindi si fanno accompagnare da una piccola orchestra di dodici elementi e ciò che andiamo ad ascoltare è unico. O quasi.
“Magic Death Sea Nemesis” è il biglietto da visita, arriva a risultare indigesto perchè il suono è un vero dedalo di soluzioni e il primo nome che può venire in mente, Mike Patton, rappresenta però solo la punta dell’iceberg, perché in sei minuti si viaggia in lungo e in largo tra progressive rock, post-metal, teatro canzone, free jazz, e chissà quante altre schegge che si ficcheranno nella testa ad ogni ascolto successivo. La seguente “Pat a Dragon” ci regala atmosfere più leggiadre, con una melodia portante che ci prende per mano e ci accompagna nel mondo bizzaro di Legge, che declama subdolo le sue liriche mentre tutto intorno i toni si accendono, un Bolero moderno, irruente, spavaldo, a tratti cafone. Questo è Harbour Century, un incessante saliscendi tra le montagne russe della pazzia umana, qui al servizio di tre novelli terroristi musicali che piazzano una “Gnome and Fortune” andandola ad estrarre dai gloriosi anni Settanta, con le sue sfumature delicate e raffinate tipicamente prog rock. Ma siccome la bipolarità è per gli Eunuchs un fiore all’occhiello (non si può mai stare tranquilli con questi), arriva “Bird Angel Dynasty” col suo carrozzone di nevralgie, petardi che fanno saltare dita e mani e braccia, tre Re Magi perversi e sodali nel burlarsi di noi ascoltatori. Il lavoro arriva poi alla fine con la suite “Heroin King”, diciassette minuti di poesia, un commiato leggiadro, una carezza su mille cicatrici.
Album dell’anno? Mi sa di sì.
(Autoproduzione, 2024)
1. Magic Death Sea Nemesis
2. Pat a Dragon
3. Estuary of Dreams
4. Siren
5. Magnificent Stallion
6. Gnome and Fortune
7. Bird Angel Dynasty
8. Hierophant
9. Heroin King