Gli Euphrosyne sono una band greca, fanno un post-metal che accoglie le scorribande abituali del black metal – spesso inquinandole con delle letali iniezioni di hardcore – con la melodia del gothic, sia rock che metal, andando a tratteggiare scenari doom e piccoli accenni post-punk/new wave. Morus è il loro debutto ed è un disco interamente dedicato alla madre del chitarrista Alex Despotidis, morta di cancro nel 2017. Un album, come potrete immaginare, intriso di sofferenza per una mancanza così profonda, con numerosi passaggi dove la malinconia si abbraccia alla gioia, perché la morte alla fine la si sconfigge proprio così: onorando la vita di chi non c’è più. La band si pone una domanda esistenziale: “cosa succede dopo tutto questo?”. Un tema di difficile soluzione, una matassa che porta con se tutta una serie di emozioni che sono in contrasto con loro e al contempo, una cosa sola. La tradizione greca dove l’accettazione finale di una persona che perde la battaglia con la vita e inizia il suo viaggio verso Asphodel, una sezione dell’antico mondo sotterraneo greco dove la maggior parte delle anime veniva mandata giù a vivere dopo la morte, è un collegamento armonioso tra leggenda, religione, speranza, cruda realtà.
I Nostri confezionano un lavoro non esente da difetti, d’altronde siamo al debutto e può starci tutto, ma la bilancia pende notevolmente sul piatto dove le emozioni la fanno da padrone. Durante l’ascolto potrà capitarvi di fissare il muro di fronte a voi, con la mente a pensare a momenti passati, in un’unione tra musica e testi che narrano di un dramma personalissimo che possiamo ugualmente fare nostro. La voce di Efi Eva sa pungere quando c’è da aprire le fauci del black metal, ben supportata da un batterista che fa del blast beat un’arma di distruzione di massa, così come si tramuta in unguento miracoloso pronto a lenire ogni tipo di ferita, con clamorosi rimandi alla nostra Cristina Scabbia.
Un’altra chiara ispirazione per i greci si può ritrovare negli Harakiri For The Sky, da sempre maestri nello scrivere brani ricchi di sfumature, di vuoti – dove le melodie toccano corde mai sopite – e pieni – qui la furia iconoclasta del black metal primordiale viene fuori in tutto il suo fragore. Come la band di Michael Kogler, anche il quartetto ellenico rende ogni brano di questo disco un vero e proprio viaggio attraverso, e attorno, l’animo umano. Affrontare un lutto, una perdita di questo spessore è terrificante, totalizzante, ti taglia a metà. La copertina, con quel sudario, va a completare un’opera prima che permette agli Euphrosyne di entrare fin da subito nel giro che conta.
(Black Lion Records, 2025)
1. Morus
2. July 21st
3. Valley of White
4. Eulogy
5. Funeral Rites
6. Mitera
7. Asphodel
8. Lilac Ward