I danesi EYES sono una band abbastanza schiva, di cui si sa poco o niente (in giro in rete si trovano veramente pochissime info su di loro), ma nonostante questo alone di mistero, sono in giro già da un po’, e giungono ora al loro quarto album intitolato SPINNER. I Nostri prendono un po’ di punk, un po’ di hardcore, molto noise, mettono il tutto nel frullatore mentre fanno l’occhiolino al grindcore, e se ne escono con una proposta tanto interessante quanto accattivante, con dei suoni che, sebbene mi riportino ai primi anni Zero, risultano allo stesso tempo anche contemporanei e soprattutto belli diretti. Per Ia voce filtratissima e per i suoni spigolosi mi ricordano un po’ i mai troppo citati Minus, quelli di Jesus Christ Bobby per intenderci, ma anche tantissimo altro: TDEP, Chat Pile, a volte pure i Whore, il tutto mischiato in maniera molto personale. Non male anche le chitarre con il pedale HM2 a manetta come omaggio agli Entombed, e suoni compatti e pesantissimi che a volte toccano i livelli dei Meshuggah (senza la tecnica però).
Con un’introduzione così uno può benissimo pensare che il disco mi sia piaciuto, ed invece, non ne sono così sicuro, anzi… SPINNER è infatti uno di quei lavori che, nonostante sulla carta abbia tutte le cose al posto giusto per farmelo piacere, non mi ha convinto in pieno, ed ho fatto tantissima fatica ad assimilarlo. La domanda è: perché? Per scrivere la recensione, avrò ascoltato ‘sto album mille volte, eppure tutte le volte che sono arrivato alla fine mi sono reso conto che non mi è rimasto impresso niente. Magari sono io che non ho gli strumenti intellettuali giusti per apprezzarlo (dopotutto non sono proprio un cavallo di razza eh), oppure sarà che semplicemente SPINNER non è uno di quei dischi che rimangono in testa, perché non bastano suoni pesanti e voci filtrate per automaticamente catalogarlo come bello. Tra l’altro, con il passare degli ascolti, l’intero album inizia a diventare un po’ monotono, e anche un po’ mono-tono (se mi passate il gioco di parole), e di certo questo non aiuta… Non fraintendetemi: come dicevo all’inizio, di belle idee ce ne sono, e sono più che sicuro che il disco piacerà, nonostante per me le canzoni non siano state in grado di mettere le radici e germogliare. Il brano migliore dell’album è forse “The Captain”, ma anche “Beelzebub, the Hypocrite” e “Deflating Rooms” hanno un bel tiro e fanno muovere il piedino, e “Spinner” va a chiudere il disco con manate in faccia.
In conclusione, SPINNER è un album che, nonostante abbia tutte le carte in regole per essere fenomenale, purtroppo non mi ha convinto al 100%.
(Prosthetic Records, 2025)
1. OP1
2. Better
3. The Captain
4. Deflating Rooms
5. Beelzebub, the Hypocrite
6. Save Face On A Regular Basis
7. Moving Day For the Overton Window
8. Clown
9. Money Mouth
10. Spinner