
Ah la Nuova Zelanda, che posto meraviglioso… Patria dei Māori, del rugby come religione, del kiwi sia come animale che come frutto, ed inaspettatamente anche della musica estrema… Tengo sempre d’occhio le nuove uscite che provengono da quella parte del mondo (che poi è anche la mia parte di mondo), perché scopro sempre delle cose notevoli che spesso non trovano lo spazio che meritano. Ed è esattamente così che sono venuto a conoscenza dei Forced Starvation. I Nostri provengono da Te Whanganui-a-Tara, che poi non è altro che la capitale Wellington scritto nella lingua madre, e suonano un furiosissimo grindcore, molto vecchia scuola, quello in grado di spettinarvi e migliorarvi la giornata, ma anche in grado di farvi pensare ai mali del mondo, dato che i temi trattati sono quasi tutti a sfondo politico. I membri dei Forced Starvation sono dei veterani della scena underground, provenendo da band come i Meth Drinker (se non li conoscete, vi consiglio Oil, che è un concentrato sludge di malessere e disagio da non perdere assolutamente), i Piggery, e gli Unruly, e l’esperienza si sente tutta. I Forced Starvation sono una loro nuova creatura, con una sua identità ben delineata, e da poco hanno pubblicato il loro primo album intitolato Forced Starvation.
In Forced Starvation troviamo quattordici canzoni ben prodotte e perfettamente bilanciate tra loro. Nonostante le radici siano ben ancorate al grindcore old-school (ad esempio sento molto l’influenza di band seminali come Brutal Truth ed Napalm Death), i Nostri ci dimostrano che non hanno paura di sperimentare: mi viene in mente, ad esempio, la bellissima “Children’s Skeletons”, dove svariati sampler sono strategicamente piazzati in mezzo a sfuriate grindcore, rendendo l’intera canzone una piccola perla, e sebben in maniera minore, l’esperimento viene ottimamente ripetuto anche in “As The Lake Dries Up”. Ma gli esempi di brani belli sono tanti, come ad esempio “Shit Giving Exacerbation”, dove levano il piede dall’acceleratore e imbastiscono un intricato intreccio di chitarre, dimostrando così di saper anche suonare bene, oppure in “Faceless Aquaintance”, che contiene un paio di stop-and-go che uno non si aspetta. In “Front Towards Enemys” (non è un errore mio, “Enemys” è scritto proprio così) e “From My Rotting Body”, riescono addirittura a creare il mix perfetto tra Napalm Death e Brutal Truth, facendomi venire il sorriso ebete sulle labbra e gli occhi a cuoricino da fanboy… Ma questi sono solo pochi esempi ed onestamente ho trovato che non c’è una canzone meno ispirata delle altre, e a fine ascolto premerete play di nuovo, perché, in poche parole, è proprio un gran bel disco.
Se siete amanti del grindcore, non perdetevi assolutamente questo album perché probabilmente questo è il disco grind dell’anno: un lavoro veramente bello, che scorre ottimamente dall’inizio alla fine, e che mi ha fatto bramare il primordiale desiderio di essere in mezzo al pogo durante un loro concerto.
(RSRec, 2025)
1. Circling the Drain
2. Bathed in Blackwater
3. Front Towards Enemys
4. Children’s Skeletons
5. Cryptic Incursion
6. Mapogo Coalition
7. Shit Giving Exacerbation
8. From My Rotting Body
9. Crushed To Powder
10. As The Lake Dries Up
11. Faceless Aquaintance
12. Forced to Face the Day
13. Champawat Maneater
14. MAGA Hat (Dogcock)


