Alzi la mano chi non s’è sentito un po’ eunuco di fronte alla cantante dei Fuck The Facts. Appena un metro e mezzo d’altezza ma una voce che manco un venditore di pesce al mercato di sessant’anni con l’ugola incatramata dal tabacco. L’ultima volta per me è stata all’edizione 2013 dell’Obscene Extreme Festival, quando il quintetto canadese è entrato a pieno titolo nella mia top 5 di quella rassegna, e io sono tornato a casa conscio del fatto che – adenoidi e tonsille o no – io una voce così incazzata non riuscirei mai a cacciarla fuori, manco mi saltassero a piè pari sull’alluce destro con gli anfibi.
Il quintetto canadese s’è ritagliato il giusto spazio negli anni, calcando i palchi di mezzo mondo, mettendosi in mostra come ottima live band, guadagnandosi la nomea di combo difficilmente catalogabile che musicalmente ha sempre tenuto i piedi in più scarpe e, come molti di voi sapranno, questo nuovo Abandoned è solo la punta dell’iceberg di una ricca lista di titoli. Mi viene un dubbio, però: o all’OEF ero troppo scimmiato dall’aria che tirava, o recentemente le orecchie mi si sono incartapecorite, perché contro ogni aspettativa l’opening track non favorisce granché l’erezione. Avete sentito bene: il barzotto-mode rimane sull’OFF dall’inizio alla fine di questi primi quattro minuti, che sembrano non trascorrere mai. Ci si chiede dove diavolo vogliano andare a parare i Nostri con un pezzo che dopo una smitragliata iniziale cede in più punti a stacchi melodici di stampo metal-core non ispirato e fa ritirare i testicoli di parecchi millimetri, soprattutto alla luce dei lavori precedenti. I riff sono piuttosto raffazzonati (anche se gli arpeggini vincono il contest della bruttezza) e il numero degli stacchi – a volte inconsueti per non dire superflui – basterebbe a farcire tutto il resto dell’EP. Meno male che arriva “Disabused”, secondo brano in lista e tra tutti e tre forse il migliore, che mi fa tirare un sospiro di sollievo con stacchi dissonanti e sferraglianti nella tradizione del quintetto. Breve e bastardo. Stopponi e pesantezze assortite contraddistinguono l’intro del terzo brano, “L’impasse”, che trova però il suo culmine negli svarioni (sono slide, ok, ma poi? sweep-picking? cosa cazzo sono?) che tirano fuori i chitarristi al minuto 1.30 e riprendono a 2.50, scomodando – verrebbe da dire – icone sacre come Cephalic Carnage ma anche The Dillinger Escape Plan, Botch o Candiria.
Che dire allora di tante impressioni discordanti in così poco tempo? Ok, dopo il brutto passo falso di “Endless Emptiness” l’EP si riprende, ma la premessa dell’apertura fa nascere qualche sospetto sulla direzione da seguire per un futuro full-length. Ma ecco che la risposta al mio quesito arriva sotto forma d’intervista web al chitarrista Topon Das: i tre pezzi dell’EP sono in realtà dei vecchi demo ri-registrati nel 2011 e riproposti solo oggi. Molte cose si spiegano, dunque, ma nonostante ciò perché i Fuck The Facts continuano a sfornare EP con materiale di recupero manco fossero semplici pagnotte? Speriamo non sia per tener sempre desta l’attenzione del pubblico e che, peggio ancora, non diventi un’abitudine: potrebbe provocare qualche intolleranza alimentare o un’altra mancata erezione.
(Noise Salvation, 2014)
01. Endless Emptiness
02. Disabused
03. L’impasse