Il mio 2017 inizia chiedendo scusa. La mia top 10 sulle migliori uscite dell’anno appena trascorso era una scevra e spoglia top 7, complice un 2016 in cui, per una serie di sfighe e intrallazzi, l’ascolto di musica dell’ultim’ora non è stata una delle mie priorità. Sicché mi trovo oggi, a ventiquattrore prima che la Befana faccia un bel pieno di carbon fossile nei miei zozzi calzettoni da grinder, a scoprire una delle band sorpresa dell’annata appena trascorsa. Ma magari non sono da solo: alzi la mano chi conosce il 7” di questo quartetto di Glasgow, i Gendo Ikari? Magari qualche nerd, fan di Neon Genesis Evangelion, fibrillerà di fronte al monicker e, magari, fantasticherà, pensando a lidi che potrebbero portare rievocazioni di ‘jonchanghiana’ memoria. Beh, fuochino.
Unit 1 (prodotto dalla Mind Ripper Collective di Edimburgo: casco dal pero, cospargendomi il capo di cenere, ma esiste un mondo grind degno di nota pure in Scozia!; nota di chi scrive), in neanche dieci minuti, mette in scena l’ottimo potenziale della band in questione: la furia cieca del grind grezzo e diretto va a braccetto con arrangiamenti degni del primigenio post-hardcore (qua e là sbucano momenti ariosi di casa Breach, ma anche schiaffi di scuola Botch e Converge, accompagnati da dosatissime, quanto inattese, ‘svise’ dei The Dillinger Escape Plan di fine anni Novanta); una produzione cruda e diretta enfatizza un drumming mai esagerato, ma incredibilmente preciso e veloce, con chitarre grasse, slabbrate, e un basso tagliente come un fil di ferro.
L’esordio dei Gendo Ikari è un disco più da ascoltare che da recensire: ci si godranno le incredibili e improvvise accelerazioni in blastbeat, dosate e mediate da momenti groovy mai ruffiani e tamarri (qualcuno ha detto Hatred Surge?), con echi che – i grinders duri e puri mi perdonino! – mi fanno pensare ai Raging Speedhorn, soluzioni inattese che possono trovare correlativi oggettivi in certi Discordance Axis ed un vocalist sempre all’altezza della situazione, fra scream, growl e urla di stampo più prettamente hardcore. Ogni canzone è una piccola perla di underground che tanto promette per il futuro, anche se le mie preferite restano “Catagorised”, la più post-qualsiasi cosa negli intenti, e la finale “Politics”, sorretta da un mid tempo e da soluzioni sonore e vocali che non fanno rimpiangere certi Iron Monkey (e comunque i blast anche lì non mancano: tranquilli!).
Ascoltare per credere. Buon 2017.
(Mind Ripper Collective, 2016)
1. Assistance
2. Catagorised
3. Celebutante
4. Epitome
5. Isolation
6. The Protocol
7. Politics