Dal piccolo stato del New Hampshire tornano i Girih. Dopo il duro periodo pandemico il trio post-metal si rimbocca le maniche creando un secondo capitolo grintoso e aprendo uno spiraglio particolare verso la loro arte liberatoria. Nelle otto tracce di Ikigai, prodotto per la label belga Dunk!records, viene fatto un chiaro riferimento alla filosofia giapponese, che dona all’opera un significato intenso e ricercato. Nell’attuale mondo devastato da un mostro invisibile, la band torna ad esplorare la sua cultura musicale furiosa e malinconica, senza aver paura di osare e sperimentare. Il risultato finale è di notevole qualità.
“The Mirror” apre il disco su una melodia di chitarra lineare e drammatica, esplorando un semplice passaggio prima di travolgere l’ascoltatore con un rombo energico delle percussioni e l’ingresso sensazionale di una distorsione graffiante. Il brano si innalza poi in una struttura pesante e in un riflesso cupo e senza vita, lasciando l’amaro in bocca. Il sound roccioso in perfetto mood Russian Circles si aggancia alla seguente “The Frame”; anche qui la parte iniziale assume un timbro morbido e sussurrato, dove le melodie incastrano un riverbero familiare e un loop avvolgente fino ad incontrarsi con la rabbia repressa dei riff violenti in un tiro potente. “The Door” invece si lascia andare ad un’emozione sensibile sopra un tappeto leggero di chitarre e una batteria irregolare, che si materializza in un luogo oscuro avvolto da diverse sfumature. Una traccia stupenda, che fa proseguire modo energico questo lavoro. Infatti “The Key” si risveglia dal caos del brano precedente con una tematica più dolce, che viene però spazzata via da un ritmo incalzante che cresce nel finale esplosivo e devastante. Il cammino si fa surreale sulle note calde di “The Hand”, una composizione minimal che mette al centro dell’attenzione una batteria magnetica, fino a formare un vortice estremo che dilania l’atmosfera in uno dei brani più aggressivi dell’album. Verso la fine ci inoltriamo in narrazioni sempre più spinte, con un basso sgangherato in “The Ring” e un passaggio quasi death metal che scaraventa l’ascoltatore all’interno di una tempesta impazzita senza via di fuga; nella parte centrale poi c’è una piccola tregua, che ritroviamo fino alla chiusura silenziosa. A seguire ci gustiamo il segnale dolce di “The Sand”, una traccia unica e significativa che culla un’immaginazione avvincente. Chiudiamo infine con il ruggito di “The Hourglass”, l’opera più lunga e introspettiva di questo sensazionale lavoro, dove si notano i vari cambi di tempo e una struttura geniale.
La carriera dei Girih si fa sempre più interessante e descrive al meglio le giornate intense di ogni individuo. Con una carica incredibile che ci fa compagnia fino all’ultima nota.
(Dunk!records, 2022)
1. The Mirror
2. The Frame
3. The Door
4. The Key
5. The Hand
6. The Ring
7. The Sand
8. The Hourglass