Gli Implore sono al giorno d’oggi uno dei nomi di punta della nuova scena grind e la bontà dell’ultimo Subjugate (qui, nel caso ve la foste persa) conferma le qualità dei nostri. Abbiamo quindi posto qualche domanda a Gabbo e soci che hanno soddisfatto qualche nostra curiosità e svelato qualche interessante retroscena.
Bentrovati su Grind On The Road. Partirei col chiedervi le vostre impressioni sullo scorso tour, date le molte date in cui siete stati impegnati.
Ciao! Il nostro ultimo tour è finito circa due settimane fa, abbiamo fatto da supporto per i Vallenfyre e sono state solo otto date con loro. Forse ti riferisci al tour che abbiamo fatto a maggio in cui abbiamo suonato circa venti date. È stata una bella esperienza, abbiamo suonato in paesi nuovi per noi come la Bulgaria e la Romania dove ci hanno ricevuto molto bene. Abbiamo avuto anche l’opportunità di fare dei concerti in Italia e suonare al Venezia Hardcore Festival, dove ci sentiamo già quasi come a casa. È l’unico headlining tour che abbiamo fatto quest’anno e siamo molto contenti di come è andato.
Implore è decisamente una band più da live che da studio, e i vostri impegni lo confermano. Viene però da chiedersi quanto questa scelta ripaghi effettivamente alla fine.
È l’unica scelta che ripaghi! Questa band non sarebbe dove è adesso se non fosse per aver dedicato tanto tempo e lavoro nel suonare live. Ovviamente la situazione è cambiata un po’ negli ultimi mesi, prima accettavamo tutti i concerti e tour che ci venivano offerti e adesso dobbiamo prenderci più tempo per valutare. Non ha molto senso fare troppi concerti negli stessi paesi o città. Cerchiamo sempre di non renderci noiosi per il pubblico, ma abbiamo bisogno di suonare per sopravvivere.
Come riuscite ad equilibrarvi tra il ruolo di musicisti e la vita privata e/o eventuali lavori?
Rinunciando alla vita privata e agli eventuali lavori. Tutti abbiamo lasciato indietro studi, lavori e parti della nostra vita privata. Essere in una band come Implore non ci permette assolutamente di avere una vita normale. Quando abbiamo tempo libero dai tour cerchiamo sempre di lavorare in un modo o altro. Siamo coscienti del lavoro che dobbiamo dedicare alla band e cosi lo facciamo.
Passiamo un attimo al discorso label. Siete approdati in casa Century Media e il percorso è stato effettivamente molto veloce. Come siete entrati in contatto con loro? Ho anche notato un certo malcontento di alcuni che sembrano vedere una simile label poco consona al genere, o come uno svendersi al mercato.
Lo dici per i pezzi pop che sono nel disco? Scherzi a parte, è vero, è stato tutto un po’ veloce, non succede molto spesso che un’etichetta cosi grande decida di firmare una band cosi giovane con un solo LP nel mercato. Il fatto è che sono entrati loro in contatto con noi. Alcune persone dell’etichetta ci seguivano da tempo e l’anno scorso al festival tedesco Party San sono venuti a vederci. Direi che gli è piaciuto quello che hanno visto, dato che ci hanno offerto un contratto subito dopo il concerto. Riguardo al malcontento di alcuni, come dici, non ci toglie il sonno ma è un po’ deludente che alcuni credano che ci siamo svenduti. Chiaramente non hanno idea di quello che significa suonare in una band o di come funziona il mercato della musica. Le nostre idee e i nostri valori restano intatti e non abbiamo rinunciato a nessuno dei nostri principi per firmare con Century Media. Noi siamo tranquilli in questo senso e la gente può pensare quello che vuole, non sono nessuno per dire alla gente quello che deve pensare. Per noi non si tratta di un hobby. È il nostro lavoro e anche se siamo dei tipi duri, ci piace mangiare ogni giorno, eh?! Abbiamo l’opportunità di lavorare con gente che crede in noi e in quello che facciamo, che ci dà assoluta libertà nello scrivere musica e che ci vuole aiutare a crescere. Date le difficoltà che ci sono oggi giorno nel mondo della musica, direi che in questo senso siamo molto fortunati.
Thanatos presentava dei tratti molto più hardcore rispetto al suono chiuso e claustrofobico di Depopulation, da cosa derivavano tali influenze così evidenti rispetto al debutto?
Principalmente l’entrata di Petro come membro fisso ha dato un giro alla band, sia nel live che nel scrivere. Lui viene da band punk e hardcore e ha un enorme ventaglio di influenze diverse.
Passiamo ora al nuovo nato. In Subjugate si sentono molte influenze e una varietà nel songwriting molto godevole. Sembra però strano che siate riusciti a comporre tutto ciò in brevissimo tempo, vi va di parlarcene?
Non saprei dire se è strano, non so cosa intendi per strano… So che sono state delle settimane di tantissimo lavoro e anche se scrivere un disco in poco tempo non è una cosa semplice, ci abbiamo messo tantissimo sforzo e ce l’abbiamo fatta. La varietà di influenze non ha niente a che vedere col tempo che siamo stati in sala prove a comporre. Come ho già detto di Petro, anche Guido e Markus hanno tante influenze diverse. Non ci siamo messi dei limiti, se ci piaceva quello che veniva fuori lo portavamo avanti.
Vorreste approfondirci il tema portante dietro Subjugate?
L’idea principale dietro Subjugate è la decadenza di una società che si è lasciata soggiogare dal potere di quelli che decidono per il resto e si è rassegnata ad accettare un ordine imposto. La tecnologia gioca un ruolo molto importante che piano piano ha tolto il potere alle persone per darlo alle macchine. La perdita dei valori davanti al trionfo dell’avarizia e l’egoismo di un uomo che è deciso a distruggere il mondo e dividere la gente se è necessario per il suo beneficio.
Quanto ha pesato la presenza di Petro rispetto a Daniel per la band?
A parte gli aspetti musicali di cui ho parlato prima, Petro è sempre stato più compromesso con la band e ha sempre dimostrato più interesse e professionalità nel portare la band avanti. Con Daniel ho avuto molti problemi nel passato perché a volte sembrava che non gliene fregasse un cazzo di niente. Siamo ancora amici, e infatti è tutto più semplice adesso che non suoniamo insieme.
Ora una domanda di attualità. Ultimamente pare essersi scatenata una sorta di caccia alle streghe nei confronti del nazismo/fascismo all’interno della musica metal, e non sono mancati vari scambi di opinione all’interno della comunità metal. Per quanto vi riguarda come vedete tutto ciò?
Allora, la band è nata in Germania ed è ancora basata in Germania. Non è una cosa che pare succeda ultimamente, è stato così sempre. Per noi non si tratta di una caccia alle streghe ma piuttosto di buon senso e di cercare di mantenere i nazisti fuori dal giro, siano musicisti, promoter o pubblico. Nei nostri concerti non sono benvenuti né lo saranno mai. Detto questo, abbiamo anche avuto esperienza che questa idea portata all’estremo abbia provocato un’ossessione per alcuni al punto di mettere in dubbio le idee politiche di tutti. Credo sia abbastanza chiara la nostra posizione riguardo il nazismo/fascismo ma nonostante questo ci hanno messo in questione per stronzate come “suonare nello stesso festival con X band che 10 anni fa ha editato un disco con l’etichetta X che agli inizi aveva editato un paio di band di NSBM”. Per fortuna non è la regola arrivare a questi estremi. Purtroppo c’è ancora tanta gente retrograda nel mondo del metal e speriamo che, tra quelli che ci sono e il ricambio generazionale, ogni volta ce ne siano meno e finiscano per sparire.
I prossimi passi per Implore? Tour (ovviamente) e qualche split/EP magari?
Ovviamente tour! Tra un paio di settimane andiamo di nuovo in tour in Europa con gli svedesi Gadget e dopo andiamo per un mese e mezzo in Giappone e Sud Est Asiatico. È la prima volta che suoniamo li e non vediamo l’ora di andarci. Per il momento non è nei nostri piani registrare nuovo materiale, solo pensare a suonare i pezzi nuovi dal vivo. Alcuni di noi già lavorano con idee per il prossimo disco ma a questo ci penseremo tra qualche mese.
Grazie del vostro tempo ragazzi, concludete pure come volete.
Grazie a voi per darci questo spazio per parlare della band, speriamo di tornare presto in Italia!