In attesa dello SlugFest al Bronson Club di Ravenna, abbiamo scambiato quattro chiacchere con gli Stegosauro. Buona lettura
Ci ritroviamo dopo 8 mesi dal Venezia Hardcore, prima di tutto, come sta andando? E soprattutto cosa è cambiato?
Tutto molto bene grazie! Quest’anno stiamo avendo la possibilità di suonare molto e ci abbiamo preso dentro, siamo onorati per le opportunità che stiamo ricevendo. C’è stato un cambio di formazione dopo VEHC e da luglio è iniziata una nuova era nella storia degli Stegosauro: sono subentrati i nostri amici Lorenzo e William, rispettivamente alla chitarra e alla batteria.
Come vi ha fatto sentire suonare al fianco di band storiche come i Raein?
Semplicemente onorati ed emozionatissimi. In più, avere l’opportunità di farlo a casa nostra (al Bocciodromo di Vicenza) come nel caso della seconda data coi Raein, è stato a dir poco speciale e indimenticabile.
Vi abbiamo visti cimentarvi in un tour europeo, com’è andata? Avete trovato differenze tra la risposta del pubblico italiano ed estero?
È stato veramente una bomba: visto un sacco di bei posti, sentito tanti bei gruppi e soprattutto incontrato tante belle persone, senza nessun tipo di problema. A dirla tutta, il furgone ha avuto un guasto appena siamo rientrati in Veneto e abbiamo dovuto cancellare l’ultima data, però ci siamo sentiti soddisfatti lo stesso, a fronte di tutto quello che abbiamo ricevuto in quei 10 giorni in giro per l’Europa centrale. Essendo i primissimi concerti all’estero per noi, una band alla primissima uscita che canta in italiano, eravamo psicologicamente preparati a situazioni un po’ più fredde (della serie: data infrasettimanale con noi e il fonico). Invece, siamo rimasti veramente molto sorpresi della risposta che abbiamo ricevuto: si può dire che il pubblico italiano è sicuramente il più affezionato e intenso, ma la risposta è stata ottima ovunque, cosa che non davamo per niente per scontata. La prima data all’estero della nostra storia è stata un sold-out al Venster99 a Vienna (un posto stupendo e storico che in questo momento si trova in difficoltà), un ricordo meraviglioso e indelebile tra i tanti costruiti in questo primo tour.
Date accolte con battaglie a colpi di spade laser tra il pubblico o remate di gruppo, come vi fa sentire questo feedback?
Sicuramente è molto divertente venire sopresi da questo genere di cose mentre suoniamo, perchè significa che la gente si sta divertendo, ci piace “aizzare” il pubblico. Tuttavia, ci teniamo che la situazione non degeneri al punto di ridurre i nostri concerti a una sequenza di “gag”, facendo passare musica e messaggio in secondo piano. Sicuramente è uno scenario estremo e improbabile, ma vale comunque la pena tenerlo a mente in quanto oggi è facilitato dalla logica dei social e che sarebbe molto triste se si realizzasse. Tendenzialmente, consigliamo di spegnere il telefono. Citando un nostro amico: “shout-out a Internet, ma per favore stacchiamoci da Internet”.
Ad oggi come vivete la condivisione del palco con band di generi diversi dal vostro?
Per noi è vitale, senz’altro. Anche se facciamo emo/math rock siamo appassionati di hardcore punk, e in generale siamo dei nerd della musica: ci piace suonare insieme a band di generi diversi. Inoltre, ci piace girare anche in contesti diversi da quello a cui siamo abituati, quindi palchi più grossi ed offerta musicale diversa. Pensiamo che sia importante, per quanto il nostro habitat rimanga il floor show con gruppi emo e punk. Nella nicchia dell’emo più o meno ci conosciamo tutti, e se da una parte la dimensione comunitaria è essenziale dall’altra viviamo l’andare a suonare in posti inediti in cui non si conosce nessuno personalmente come esperienze stimolanti e una sorta di “detox” dalla “scena”.
Come vedete il futuro degli Stegosauro? Il contatto con altri artisti ha influenzato il vostro nuovo lavoro?
Può succedere di tutto e non sappiamo neanche con esattezza dove saremo tra sei mesi. Siamo d’accordo che finché ci sarà la fotta e la possibilità di scrivere musica nuova e suonare lo faremo, perché la nostra passione è questa. Per quanto riguarda la seconda parte della domanda, è indubbio che il contatto con esperienze musicali diversi e stimolanti “contamini” il proprio output creativo ed è giusto così. Anche se abbiamo dei riferimenti chiari ci lasciamo ispirare da tutto quello che ci parla e lo incorporiamo a modo nostro, più o meno coscientemente. Ultimamente siamo in fissa con l’afrobeat.
Le vostre grafiche sono facilmente riconoscibili, sono prodotto vostro? Cosa vi ha portato a scegliere lo stile estetico che ci state mostrando?
Le grafiche sono realizzate principalmente di Alberto (chitarra/voce) e degli artisti con cui collaboriamo (Mia Bertorello @miawerther / Vittorio Donà @restlesshours / Jacopo Riccardi @jacofagiani / Davide Comai @comaidavide). Come per la musica, il nostro stile estetico integra influenze diverse, dal fumetto al cinema di genere includendo la grafica “punk” stile xerox/fanzine. Tutto molto più complesso a parole che nella pratica.
Nel corso delle vostre ultime date avete presentato alcuni pezzi nuovi, avete in progetto una nuova uscita?
In breve: si. L’unico lato negativo di fare concerti al ritmo a cui ci siamo abituati e che facciamo molta fatica a ritagliarci degli spazi per jammare e scrivere, anche perchè non viviamo più tutti vicini. Per questo motivo, i brani nuovi stanno prendendo vita più lentamente rispetto a come eravamo abituati. Ma continuiamo a lavorarci e non vediamo l’ora di farveli sentire: sono le prime canzoni che scriviamo con questa formazione e ci piace molto la direzione che stanno prendendo. Grazie a Grindontheroad per lo sbatti e lo spazio, grazie a chi ha dedicato del tempo alla nostra musica e chi è venutx a vederci.